sabato 22 dicembre 2007

Buon Natale

Ho sempre ritenuto che questo "decalogo" sia di quelli...poco ingombranti, lievi, comprensivi della mia pigrizia, o del mio bisogno, in certi momenti, di incoraggiamento...Tiene conto della difficolta' del "mantenere". Allora si presenta con quel rassicurante..."solo per oggi". Che pare rendere tutto piu' semplice.
L'ho poi apprezzato ancora di piu' quando, in ufficio, scoprivo che la gente allo sportello si distraeva da conti, numeri e tasse da pagare, e leggeva le parole di Papa Giovanni XXIII appese sull'armadio alle mie spalle. E sorridevo. Avete idea di quante fotocopie mi sono state richieste di quel decalogo? Ha sorpreso anche me. Allora lo metto anche qui. E lo dedico ai miei amici di blog, Carlo, Francesco, Elisa, Melanzina, Santa, BuenaOnda, Cantastorie, Paulo, Silvia El Pueblo, Ennio, Annamaria, S., A., Grazia, Claudio, Claudia...e a quelli che pur non lasciando traccia visibile, la lasciano, profonda, silenziosa nella mia vita...E alla mia Sorellona:PinaMago', che vorrei ritornasse alla voglia di vivere come la sua indole vorrebbe, ma il suo coraggio vacillante le impedisce...SCRIVETELE (magamago2@aliceposta.it) , se avete una parola da regalare ad una donna forte vitale piena di talento che sta però spegnendo la sua luce e non sa come ritrovarla (e ritrovarsi)...Grazie...
Auguro a tutti voi un Natale sereno e giorni davvero felici che facciano del 2008 IL 2008!
Con affetto.
Loredana
Solo per Oggi
1) Solo per oggi, cercherò di vivere alla giornata, senza voler risolvere il problema della mia vita, tutto in una volta.
2) Solo per oggi, avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà; non alzerò la voce; sarò cortese nei modi; non criticherò nessuno; non pretenderò di migliorare, o disciplinare nessuno, tranne me stesso.
3) Solo per oggi, sarò felice, nella certezza che sono stato creato per essere felice; non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.
4) Solo per oggi, mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.
5) Solo per oggi, dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche lettura buona, ricordando che, come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell’anima.
6) Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
7) Solo per oggi, farò almeno una cosa che non desidero fare, e, se mi sentirò offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga.
8) Solo per oggi, mi farò un programma: forse non lo seguirò a puntino, ma lo farò. E mi guarderò da due malanni: la fretta e l’indecisione.
9) Solo per oggi, crederò fermamente, nonostante le apparenze, che la buona Provvidenza di Dio si occupa di me come di nessun altro esistente al mondo.
10) Solo per oggi, non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà. Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterebbe, se pensassi di doverlo fare per tutta la vita.

giovedì 13 dicembre 2007

Cambiare idea. Certo che si puo.

A volte mi rendo conto che la composizione di me e' bizzarra. Quasi incomprensibile. Vivo di entusiasmi ma scopro pure che l'entusiasmo puo' durare un attimo. Da solo, per essere "eterno" non si basta. Non MI basta.
E a costo di sembrare permalosa, sto per fare una cosa che qualche giorno fa non avrei neanche sospettato, tutta presa io dall'entusiasmo per una "risata". Quella stessa che mi aveva provocato Lostris18, tanto da linkare il suo blog.
Sto, ora, per farla uscire fuori da questa "scatolina" dove invece ci sono delle anime che, pure diverse, hanno tutte una cosa in comune: il senso dello scambio.
Lostris18, no. Non vede, evidentemente, scambio. La lettura delle sue parole come "atto dovuto"? No...Non e' cosi'. Chi scrive per chi legge, non puo' prescindere da CHI legge.
Se non ci fosse chi legge anche lo scrivere sarebbe cosa vana.
Chi legge da' infatti senso alle cose che si sono scritte, quando queste si scrivono su un blog (a meno di scrivere nel proprio diario personale del "cassetto del comodino" ).
Poi, si puo' evidentemente scegliere. Lei ha scelto, io anche. Lei non ha menzionato parola di gratitudine, per scelta. Ed io, con la stessa liberta' di scelta, la ri-metto la' dove l'avevo trovata. Al suo posto, tra le sue cose.
L'atto mancato per me e' importante quanto un atto compiuto. Produce, allo stesso modo, i suoi effetti.
Cosi Lostris18 ha smesso di farmi ridere.
So che puo' sembrare rigidita', la mia, ma e' invece un mio modo di difendere le differenze che caratterizzano cio' che negli altri stimo di piu': la gentilezza e la gratitudine, su tutto. Tante cose ci possono stare nella Scatolina, ma queste due non possono proprio mancare...

venerdì 7 dicembre 2007

buonumore...

Il divertimento sta nel fatto che da sola, in cucina, con Tanella che mi guarda senza neanche alzare il capino, acciambellata sul termosifone caldo, rido.
E meno male che mi squilla il cell, con la voce amata dall'altra parte cui posso confidare la ragione della mia risata persistente (condividere qualcosa che fa ridere e' contagiosissimo!).
"Ho scoperto un blog di una tizia che mi sta facendo veramente ridere!"
- Girami l'indirizzo..-
"No, ora metto sul mio blog il suo link, cosi me lo gusto ogni giorno!"
E cosi' ho fatto.
Ho messo nella scatolina anche la verve di Lostris18, i suoi uncinetti, le figurin..., la sua suoneria e le caprette, sua madre e l'adsl...


E complimenti a Pollon per la scelta del nuovo look!

Auguro a tutti voi un felice lungo fine settimana!

sabato 1 dicembre 2007

1 DICEMBRE 2007


Alla memoria di chi non c'è piu' e per infondere fiducia e coraggio a chi sta lottando.
Forza Paolo.

sabato 24 novembre 2007

Notti lucine ed ombre

I corridoi in penombra sembrano vicoli dove di notte non ci va nessuno:silenzio, ombre, tutte le sedie a rotelle "parcheggiate" a bordo del muro, il ronzio delle lucine al neon si confondono con quelli dei respiratori che ribollono d'ossigeno e acqua. Silenzio.
In un posto cosi', specie di notte, si perdono i connotati del "normale" per entrare in una dimensione eccessiva, fatta di culi scoperti, di tubi, di sacchetti di pipi lasciati penzolare dove mai ci sogneremmo in altre condizioni, puzza che arriva a sorpresa quando si passa davanti al carrello dove le operatrici buttano i pannoloni usati dai degenti, in quegli ammorbanti sacchi neri chiusi poco bene.
Mentre mio padre dormiva tranquillo della mia presenza, io rinunciavo ad una notte di sonno concentrandomi ora su quegli "Amabili resti" ormai alle ultime pagine, ora sul lavoro a maglia appena iniziato.
Mi distraeva pero' l'uomo del letto a fianco. Parlava in un modo incomprensibile con qualcuno che non c'era, si toglieva le lenzuola da dosso, lasciando visibili e suoi "poveri resti", scarni, bianchi, avvizziti, da cui partivano tubi e tubicini evidentemente fastidiosi.
Con pudore e imbarazzo lo ricoprivo, esortandolo a riposare.
"Non voglio dormire, voglio andare via"
"Dopo andiamo, ma ora riposa, hai ancora un paio d'ore, puoi riposarti intanto, no?"
(perché' poi gli davo del tu?segno di amicizia o di superiorità'...?)
"Come ti chiami?", gli domandavo, sfidando la sensazione di trovarmi davanti ad un povero vecchio oramai smemorato.
"Di nome o di cognome?" di rimando, lui.
"...Tutti e due!"
"Franco..." e poi accennava al cognome che non arrivava alle labbra
"Non importa, basta il nome...Quanti anni hai Franco?" e intanto gli rimboccavo il lenzuolo
"....mmh -sembrava non respirasse-...ottanta...ottantadue..."
"Li hai già' compiuti?"
Lui, voltandosi dall'altra parte, e parlando con l'invisibile persona accanto, sussurrava "...Curiosa, eh, 'sta qui..."
"Si', sono curiosa Franco, ma se preferisci dormire anziché parlare...Va bene lo stesso..."
"9 luglio...Eh, il nove luglio"
"E..chi e' Marisa?" rifacendomi al nome che ogni tanto chiamava.
"E' Marisa..."
"Tua moglie?"
"....si. Andiamo via."
"Ok, pero' prima riposa un po'".
Lui alzava gli occhi al soffitto e a me sembrava di vederlo morire.
Stava in apnea, con gli occhi socchiusi.
"Ehi, Franco!"
Si voltava, mi guardava, sembra perplesso...
"Scusa...scusa, dormi ora".
Guardavo i suoi lineamenti. Lo immaginavo con un passato, una vita di impegni, di affetti, di incazzature e soddisfazioni, di lutti, di pensieri, di amore, di famiglia, di passioni e amici...Ora qui, in questo posto dove la normalità' e' altra cosa, era solo un moribondo, con un respiro che rantola in gola in attesa di saltare fuori dalla bocca.
Ero concentrata sull'immaginarmi la vita di Franco, domandandomi se la vecchiaia spesso rende smemorati e svalvolati per non dare consapevolezza, per immunizzare da ciò' che realmente succede, "stare per morire". Allora mi riconcentravo sulla vita, e sul suo senso profondo, da cogliere finché si e' lucidi e presenti ad essa.
A quel punto...un boato!
Una specie di scherzo di carnevale enorme, incomprensibile e improvviso..
Una scoreggia incredibilmente disumana e irreale, proveniente dal terzo letto, dove dormiva beato un terzo ricoverato.
"OHHHII!!ALLELUIA!" dico alzando la voce.
Silenzio.
Perplessa io. Stupita.
Ho smesso di filosofeggiare tra i miei pensieri e m'e' venuto da ridere...

mercoledì 21 novembre 2007

risposte per Meme

Raccolgo il tuo invito, 24F e cerco una risposta sensata (...) per le domande di questo meme.


Cosa ti ha spinto a creare un blog?
Forse dovrei dire Chi! In realtà era una cosa, quella di costruire un blog, che frullava nella testa da un po', abituata da sempre a scrivere un po' dovunque, e a "farmi leggere", che poi credo sia il riscontro massimo. Ossia:l'ALTRO, che con la sua lettura rende piu' ampio il respiro di ciò che, solo nostro, potrebbe rimanere trattenuto in un diario nel cassetto o sotto al cuscino. E invece, qui, diventa di chiunque e Chiunque ne accresce il senso.
Perciò, quando M. arriva con il "sito facilitato" (mancava solo me lo costruisse!) non ho potuto far altro che cominciare a comporre i pezzi della Scatolina...;-)

Il tuo primo post?
discorotto di mercoledì 16 maggio 2007

E quello di cui ti vergogni di più?
Eh gia!Mi vergogno e lo dico pure??

Quello di cui vai più fiera?
Quello di cui mi dovrei vergognare!

buenaonda
carlochesogna
ilrealeassoluto
melogrande
pollon

Tocca a Voi....

lunedì 12 novembre 2007

Immaginazioni che si incontrano

Omaggio ad Anna
(grazie Melogrande!)



Sotto le fronde del Melogrande, parlavo di mondi che si allargano con la nostra immaginazione. Dai suoi rami, Melogrande ascoltava. Poi mi ha detto: "Immaginare sta al fondo della nostra condizione umana. Allarga il mondo e ci spinge a fare cose nuove. A volte poi le immaginazioni si incontrano e si nutrono a vicenda.". Ho sorriso annuendo.
Noi, popolo dell'immaginazione che allarga i confini di un mondo che, altrimenti, non ci basterebbe, ci nutriamo tra di noi, fuori di noi, mutuandoci colori e sapori, sentori e un pizzico d'anima. Si annulla lo spazio e i chilometri non hanno piu' senso: tutto si dilata, si ferma, si sposta, s'allarga. Come musica che si diffonde o come nuvole che si spostano in cielo.
Mi e' venuta in mente lei, un'amica lontana, ma mai troppo lontana, che organizza la sua immaginazione in immagini "di fuori", visibili ad altri, realizzando cosi' cio' che dai suoi rami Melogrande mi diceva: "...a volte poi le immaginazioni si incontrano e si nutrono a vicenda...".
In bocca al lupo, Anna!

sabato 10 novembre 2007

Sabato mattina

In auto, al mattino. Senza fretta guidare nel traffico del sabato mattina, quello della spesa nei mercati rionali, quello delle commissioni "per le cose di casa". E' diverso da quello dei giorni infrasettimanali perche' quello e' piu' caotico, e ha il suo picco massimo tra le sette e un quarto circa alle otto e mezza (sembra che tutto il mondo si sposti a quell'ora). Invece, al sabato, le macchine sembrano andare adagio per poter guardarsi intorno. E i pedoni tutti intenti a guardare fin dove arrivano i loro pensieri, li' davanti, e non ai semafori verdi o rossi. A me piace. Perche' non c'e' fretta. Cosi' come non ce n'e' nei miei movimenti. Non ho infatti fretta di arrivare e posso guardarmi intorno, sentirmi dentro a quel momento, tutta intera. A cominciare dall'ascolto del giornale radio...La voce dello speaker radiofonico è unica. A casa ho due stereo compatti (uno in cucina, uno in bagno) che accendo tutte le mattine; ma non posso fare a meno di accendere anche quella radiolina (vinta coi punti del Mulino Bianco) li' sul como' o nell'ingresso, perche' la voce che esce da li' e' tutta un'altra cosa. Mi rimanda ad altri tempi, forse a quando la domenica pomeriggio i miei ascoltavano "Tutto il calcio minuto per minuto" (ta tan..ta tan....tarattataaa...tatarara..) e l'aria della domenica si impregnava cosi' (anche nei miei ricordi) di quel gracchiante suono da cui provenivano voci alternanti da un campo di calcio all'altro di tutt'Italia e mia madre e mio padre attenti, concentrati sul quella schedina della speranza a segnare i risultati mano a mano che cambiavano...
La radio diffonde parole senza bisogno d'essere guardata, le immagini le costruisco io, mentre gli occhi indugiano sui colori di quest'autunno cosi' straordinariamente accesi e caldi. C'e' il sole. Ieri c'era il vento: potente e improvviso, ha spazzato via ogni tentativo di nuvola, restituendo un cielo terso e azzurro che si possono contare con minuzia le cime delle montagne tutte intorno laggiu'. La nevicata di foglie arrugginite di ieri si e' fermata lungo i bordi delle strade, coprendo in parte anche i marciapiedi, le poche panchine ancora libere, gli angoli delle case...
Vedo le bancarelle, da quella dei fiori, piena di piantine di erica, a quella "tutto a un euro" piena di ogni cosa, le signore con le borse a rotelle che si fermano, toccano, guardano, ritoccano, colori su colori, movimento, mentre la voce in auto mi parla di Perugia, poi del costo del barile di petrolio...
Io guardo il cielo, c'e' un sole davvero caldo. E luminosissimo. Arriva di taglio, trapassa i rami degli alberi del controviale, su cui procedo, e scalda le mie mani. Poi giro e me lo trovo davanti, viene voglia di chiudere gli occhi.
Mi accosto un attimo, di fianco al chiosco del giornalaio.
"Vuoi il giornale?"
Dopo un attimo ho LaRepubblica sul sedile accanto, e sono dinuovo in auto.
Arrivo fin li', poso il giornale, un ultimo abbraccio e via.
Un sabato pieno di sole.
Dentro.
Fuori.

martedì 23 ottobre 2007

La sedia di Marina

E' nel piccolo giardino della scuola materna che l’ho scoperto.
Ho scoperto che esiste un posto dove qualcuno insegna qualcun altro a pensare.
Una bimba e una adulta. Una scolaretta e una maestra.
Lei, la bimba, egiziana, coi capelli intrecciati in due file nere intorno al piccolo capo, cammina verso l’adulta, la maestra, sportiva, disinvolta, attentissima a tutto.
“A cosa devo pensare?” le dice quasi distrattamente la piccola Zaineb.
“A quello che e’ successo prima…”replica con paziente lentezza Marina, la maestra.
Con il suo grembiulino a quadretti gialli la bambina si allontana, camminando leggera sulla punte dei piedi, seguita dal mio sguardo incuriosito e interrogativo.
“Dove va?”
“A pensare…” mi sorride Marina
“Ma dove?”
“Nel luogo dove si pensa” risponde con naturalezza


(In quel giardino, tra scivoli colorati e altalene nell'erba, ogni luogo dove ci si possa sedere sembra diventare un "luogo per pensare". Zaineb, con zelo sembra prendere con molta serieta' quel compito: si siede sul piccolo davanzale della porta-finestra, accavalla i piedini protetti dalla scarpette rosse da ginnastica, fissa un punto lontano chissa' dove, e...pensa!)

Io sono incantata.
Se avessi un figlio o una figlia vorrei che a prendersi cura della sua educazione “scolastica” fosse una donna come Marina. Lontana dal cliché della maestra che dà i compiti alla lavagna, Marina punta su quell’altro aspetto del “compito”: il rispetto verso noi stessi, la condivisione, lo stare con gli altri.

“Ma perche’? Avete dei luoghi dove i bambini pensano…?” dico sorridendo (e pure divertita da questa cosa)
“Certo! – replica calma con la sua particolarissima erre – anche in classe abbiamo “la sedia per pensare”….”
“Eh?”
“Certo…Sopra c’e’ scritto…”IO – PENSO”….”

Stupita.
Rincuorata.
Fino a che ci saranno maestre come Marina che avranno voglia e fantasia per dare ai bambini di una scuola materna il senso del Pensiero, la sua importanza, la necessità di fermarsi “a pensare” anche quando si e’ “così piccoli”…mi fa sorridere, mi fa stare meglio e mi riempie di speranza!

sabato 20 ottobre 2007

Volete imbavagliare la liberta?

Il "bavaglio" è tratto dal blog di Beppegrillo

mercoledì 17 ottobre 2007

Direte che è l'età...



...con la regressione...si ridiventa bambini...Ecc...ecc..E cosi' si spiegherebbe questo disegnino rosa, che fa tanto "tre metri sopra il cielo", e cosi' fuori posto, perciò, nel blog di una 43enne...
Sbagliato!
Questa immagine, oggi per me Emblema, me l'ha spedita buenaonda per darmi una notizia meravigliosa!
Mi sto accingendo (mi ci vorra qualche mese di preparazione...)a passare da TIA LORI a PROTIA LORI. Non sara' solo una questione di forma...no...
Nel mio cuore e nella mia vita sta per fare il suo ingresso la piccola (Emma?J'espere que oui! Emma Carlotta, j'espere...)di un giovane uomo e di una giovane donna che amo moltissimo. Andrea e Virginie, cui auguro di vivere una lunga vita piena di sentimento, di calore e di dolcezza. E con tanti tanti amici a far loro compagnia.
Hanno fatto, Virginie e Andrea, la prima fotografia al frutto del loro amore e han scoperto che diventero' prozia di una - bellissima, ne sono certa - bambina. (Non avevo dubbi, cara Virginie, te lo avevo detto!)
E questa è per me una bella, davvero bella, notizia.
(Andrea, guarda che potrai insegnarle a giocare a calcetto, sai? Lei ti insegnera' chesso'...a suonare il pianoforte!O a scrivere di lei...).
Con Amore, (quasi pro)TIA LORI

sabato 13 ottobre 2007

Latte UNO per neonati.

Ha 34 anni, un viso ovale dal colore bruno, incorniciato da fili neri, i suoi capelli, nascosti dal foulard variopinto intorno alla testa. Orecchini piccoli, d'oro fin troppo chiaro per sembrare vero (o forse sono io troppo abituata alla bigiotteria di poco valore...). Le braccia tenute in avanti, a circondare un fagotto chiuso in una tela bianca, quasi fosse lei stessa completamente avvolta intorno ad esso. Con lei, in scala d'altezza, due ragazzini, magri, coi pantaloni piuttosto corti per le loro lunghe gambe di bimbi in crescita, occhi grandi scuri, ciglia lunghe come artigli neri, labbra carnose e disegnate, sembrava, con il miglior pastello vermiglio.
Mi aspettavo l'omino della bombola. Mi domandavo perche' non salisse, dopo aver suonato il citofono. Scendo, e davanti al cancello mi appaiono quella donna, il suo fagottino di pochi giorni, e i due ragazzini.
"Oddio, un zingara..." penso tra me e me, sconfortata dal fatto che mi chiedera' soldi che non posso e che non voglio darle, e arrabbiata perche' quando vedo i bambini, cosi' mal-trattati dalla vita, sto male. (i bambini sono esseri speciali che vanno rispettati sopra ogni cosa).
"Posso aiutarti?- le domando, aspettandomi la mano aperta e l'invito a mettervi dei soldi dentro...- Hai bisogno?" le domando con un fare piuttosto glaciale e severo.
"Ho bisogno, si...- e abbassa lo sguardo, e poi, quasi per vergogna, lo sposta prima in un punto lontano dai bimbi accanto a lei, e poi verso il suo seno, mentre la sua mano scosta la tela bianca, rivelando quel bimbo di pochi giorni, che dorme, ignaro di questo mondo penoso, tra il seno caldo di sua madre e il cullarlo del suo respiro.
"Qualcosa per lui...Del latte...Non ne ho piu...". Aggiunge, quasi sussurrando.
Del latte? Mi sta chiedendo del latte? Non soldi non soldi...ma latte per il suo bambino di si e no venti giorni..:!
I pensieri mi frullano in testa, cercando soluzioni immediate che non arrivano, per strappare quel momento e sostituirlo con i sorrisi felici di una famiglia giovane, che non ha nessun bisogno di elemosinare qualcosa da mangiare...
"Qualunque cosa possa fare per te sara' sempre poca cosa..Te ne rendi conto, vero? Non ti bastera' per sopravvivere con i tuoi figli, neanche se trovi chi ti da' un po' di pane, o del latte...Perche' non ti rivolgi..."
"Sono andata ai Servizi Sociali - mi anticipa veloce -... mi han detto che non possono fare niente per me..."
So che mi puo' mentire, so che potrebbe avere un sacco di soldi nascosti da qualche parte, ori, gioielli e tutti quei fantastici tesori che da sempre ho sentito raccontare sulla vita degli zingari. "Hanno un malloppo d'oro!" - "Usano i bambini, li rapiscono, per mandarli ad elemosinare!" - "Ti parlano e mentre lo fanno ti rubano la roba in borsa!"-...Cosi, ogni volta che vedo una zingara, istintivamente "proteggo" le miei proprieta', divento guardinga e sospettosa.
Tra noi c'è il cancelletto, che lei, malgrado fosse aperto, non ha provato neanche a varcare.
"Una mamma, di qualunque etnia, di fronte alla fame dei propri figli...non elemosinerebbe lo stesso casa per casa...?E questi bimbi, che colpa hanno per doversi umiliare cosi', ad assaggiare, come normale, i rifiuti di chissa quanti avranno gia' chiuso piu' volte la porta in faccia...
"Che tipo di latte ti serve?"
Me lo spiega con lentezza, avendo probabilmente capito che di latte per neonati non ne capisco molto...
"Tipo UNO, liquido, per primi giorni...".
Me lo ricordero'?
"Puoi ripassare...lunedi'?Ci vediamo...."sto per darle un appuntamento a dopodomani.
"Oggi non puoi...?- con gli occhi supplicanti -, domani i negozi sono chiusi...e io non ho piu' latte...".
"Ci vediamo li' a mezzogiorno.Aspettami..."
Vado di corsa, alle 12 meno cinque, in farmacia. Spiego alla farmacista che cosa mi serve, e poi, per non fare la parte della madre snaturata che compra il latte per il neonato ma non sa come spiegarsi, le dico a chi serve.
"Dev'essere quella che abbiamo cacciato via!", e lo dice con un sorriso storto, acido, e quasi soddisfatto di cio' che diceva la bocca, tanto che le domando: "Perche', cacciata? ha forse fatto qualcosa di male? Ha rubato qualcosa?" e m'aspetto un accenno in tal senso, cosa che avrebbe giustificato almeno in parte la smorfia e il ghigno di prima.
"Ntz...no...no..-dice piano, quasi sottovoce, quasi s'accorgesse solo in quel momento che in realta' non avrebbe trovato alcuna giustificazione alla "cacciata via" della donna e dei suoi bambini-...No, deve saperlo, no? Noi non diamo niente!". Sembra quasi orgogliosa nel dirlo.
Ho provato un senso profondo di disagio. Vergogna? Pudore? Anche tristezza...Per come l'animo umano si raggrinzisce di fronte alle abitudini, ai pregiudizi, alla paura. Per come quella donna, la farmacista, non avesse mostrato, neanche a parole, un cenno di compassione per quella che poteva esserle coetanea, e soprattutto per quei bambini, incolpevoli.INCOLPEVOLI.
"Quanto latte ha?"
"Non posso che dargliene due confezioni..."
"Bene, me le dia - dico perentoria - Passo oggi a prenderne altre cinque. Me le ordini, per favore" dico senza aspettare repliche.
"Ah, gliele pago subito."
Alza il sopracciglio. Non s'accorge dei miei pensieri, nascosti dietro gli occhiali scuri. Non la guardo non mi guarda. Mi vergogno per lei. Tanta la dignita' nel chiedere aiuto, quanta la vergogna nel negarlo...
Ho preso un po' di pizza. Sono andata all'appuntamento. Ho chiacchierato con Valentino, 7 anni, e Gianni, 11, sulla scuola, su chi di loro sarebbe stato piu' bravo ad insegnare alla loro madre a leggere e scrivere.
"Ho trentaquattro ani...- mi dice con quel suo parlare strano, quasi senza doppie - e non son buona di scrivere o legere...Ma loro son bravi. Le maestre me lo hanno deto...Io sono stanca...E mi vergogno di questa vita. Tu pensi che mi piace questo?"
"Dov'e' il loro padre..."
"In suo paese...A questo piu' piccolo non lo ha nemeno visto...Non lo ha riconosciuto..."
Li saluto, tutti e quattro, dando appuntamento a lei nel tardo pomeriggio, per darle le altre confezioni di latte.
Mi sento triste. Povera. Frustrata per cio' che non posso fare e che andrebbe fatto con priorita assoluta. Proteggere i bambini. Penso: sono bambini che stanno facendo l'elemosina. Sono bambini che stanno imparando a non avere nulla dalla vita, senno' la pieta di qualcuno...Sono bambini che impareranno che cos'e' l'invidia. Sono bambini che non hanno nessun vantaggio nell'essere bambini. Sono bambini che hanno fame. Di pane, di giochi, di compagnia, di famiglia. Di normalita.
A noi giornalisti hanno insegnato il codice deontologico che tutela i bambini. La protezione e la garanzia dell'anonimato,proteggerli dalle notizie infamanti che possono riguardare la loro famiglia...TUTELA.
E Valentino? E Gianni? E quel fagottino appena nato? Non sono bambini loro? Chi li tutela? Perche' l'angelo speciale per i bambini ha smesso di lavorare a tempo pieno?
C'e' qualcuno che possa aiutarmi ad aiutarli?
Si', perche' stamattina io aspettavo l'omino della bombola. Madre Teresa vedeva il Cristo in ogni misero che incontrava. Io, in questi incontri, ci vedo la forza di recuperare la Com-passione che ognuno di noi deve provare per il suo prossimo, che altri non e' che lui stesso.
E quando mi sono vista riflessa nei loro occhi...o in quelli della farmacista, non mi sono piaciuta per niente.

martedì 9 ottobre 2007

Le parole

Le parole spesso conducono un gioco tutto loro. Fanno assaporare la leggerezza di un desiderio del tutto inespresso, fanno canticchiare d'allegria un parte di noi chissa' in che cosa distratta, hanno una loro - mi dice la sconosciuta - Potenza, che io, nel mio lessico sfrontato, ho chiamato Potere. E' vero: potenza e' come una forza benvola, amica. Potere è maschera, non si sa che cosa rivelera', se distruzione o costruzione. Se morte o vita.
E le parole, oggi, mi han condotto per mano, una mano stretta attorno a quella di uno sconosciuto, che saluta con dignita, ironia, e senza esitazione, con dolore minuzioso, una "Bella Persona"...Anche queste sue parole, cosi' sommesse e cosi' cariche di pieta', cosi' umane e delicate, cosi' generose, sono entrate nella mia giornata. Di convissuto. Di quel dolore misto a malinconia che mi dice, ad esempio, che oggi era, sarebbe stato, il compleanno di nonnina. Che ironia della sorte, e' pure l'anniversario della dipartita di nonnino...Una vita, quella di nonna, a ricordare, semmai gli eventi l'avessero distratta, che ad ogni arrivo c'e' una partenza, ad ogni nascita un lutto...Cosi', quando, dal 65 in poi, arrivava il 9 ottobre in casa di nonna si stava a mezz'aria...sospesi tra l'evento gioioso da festeggiare, il suo compleanno, e l'evento luttuoso da commemorare, la morte di nonno, suo consorte.
Dopo qualche anno, almeno da quando i miei ricordi si fanno piu' nitidi, erano gli ultimi anni 70, la festa di compleanno ebbe il sopravvento. Ed io credo col benestare di nonno, che da qualche parte, finalmente, tirava pure un respiro di sollievo, perche', semmai gli fosse venuto un senso di colpa per essere morto nel giorno di compleanno di sua moglie, ora poteva stare nuovamente tranquillo!
Tempo di Parole. Cariche e inespresse. Ce le ho li', ma non sono ancora dette. Lasciate a decantare, come vino rosso ad ossigenarsi, in attesa di una bella bevuta..
Ma le parole non dette...sono gia' parole?

Buon compleanno, Scurilla.
Un abbraccio, nonno caro.
Vi amo sempre.

venerdì 5 ottobre 2007

Let's get loud...

...parte dal collo, poi scende attraversando le spalle, e arriva alle braccia, inarrestabili, mentre il bacino cerca punti circolari in avanti indietro di fianco, da un lato e poi dall'altro, da ferma o seduta, in piedi o mentre cammino, un ritmo, insolito e vibrante,dentro e fuori di me. Frenesia, armonia, suono, passo, cadenza, forte, piu' forte...LET'S GET LOUD...FANTASTICO BALLARE!

thanks J.LO!

[Chorus:]Let's get loud, let's get loud Turn the music up, let's do it C'mon people let's get loud Let's get loud Turn the music up to hear that sound Let's get loud, let's get loud Ain't nobody gotta tell ya What you gotta do If you wanna live your life Live it all the way and don't you waste it Every feelin' every beat Can be so very sweet you gotta taste it You gotta do it, you gotta do it your way You gotta prove it You gotta mean what you say Life's a party, make it hot Dance don't ever stop, whatever rhythm Every minute, every day Take them all the way you gotta live 'em ('cause I'm going to live my life)You gotta do it, you gotta do it your way You gotta prove it You gotta mean what you say You gotta do it, you gotta do it your way You gotta prove it You gotta mean what you say [Chorus:]Let's get loud, let's get loud Turn the music up to hear that sound Let's get loud, let's get loud Ain't nobody gotta tell you What you gotta do [Break]Life is meant to be big fun You're not hurtin' anyone Nobody loses Let the music make you freeBe what you wanna be Make no excuses You gotta do it, you gotta do it your way To gotta prove it You gotta mean what you say You gotta do it, you gotta do it your way You gotta prove it You gotta mean what you say [Chorus x2]

domenica 30 settembre 2007

Qualche minuto ancora...

Fuochi d'artificio laggiu', che rimbombano strappando il buio e il silenzio, sembrano voler salutare quest'ultimo giorno di settembre, ormai agli sgoccioli.
E' arrivato ottobre, coi passi cadenzati dagli ultimi boati laggiu', in fondo al cielo.
Boom....booom...boom...
Buon ottobre, viandante...

Nel giardino di casa.

Quante cose si pensano nel silenzio...

Finalmente, la decisione mentalmente presa ogni volta che attraversavo il cancelletto di casa di prendermi cura delle piante, vedendomi gia' con cesoie in mano e rastrello contro il muro, è diventata realtà.

Con gli altri tre condomini, appuntamento venerdì alle 18 circa per dare inizio al lavoro di ripulitura del giardino condominiale, altrimenti affidato a qualche costoso giardiniere direttamente dalla proprieta'. Cosa che alle nostre orecchie di anarchici della locazione dev'essere suonata molto antipatica, se dopo poche parole ci siamo assunti la conduzione dei lavori e l'esecuzione degli stessi, dalla potatura al taglio dell'erba, dalla rastrellatura allo smaltimento presso l'ecocentro degli sfalci e dei risultati del nostro lavoro.

Io ho scelto le rose.

Non volevo che sbrigativamente qualcuno, pensando alla solita storia che "taglia basso" equivalga sempre al rinforzo (come si e' sempre pensato del taglio dei capelli "tagliali corti che si rinforzano!" e per sette anni della mia vita ho portato i capelli in quella forma informe dei cosiddetti capelli alla maschietta!), facesse una carneficina delle rose rasandole tutte ad altezza gnomo!

Ho comprato dei guanti robusti, dovendo "smanacciare" tra rovi intricati (era davvero il giardino degli Addams...) e con le cesoie ho finalmente concretizzato quel pensiero che accompagnava il mio arrivo a casa. Contavo le gemmature, immaginavo quali sarebbero state la prossima fioritura e come le rose avrebbero ricolorato il giardino. Tagliavo e raccoglievo le rose che ancora non completamente sfiorite, avrebbero potuto adornare il tavolo della cucina, o, come quella bellissima baccarà che diffonde ancora ora il suo delicato e intenso profumo, che potevo regalare per amore, o i boccioli gialli che ho messo lì davanti la foto di nonna per la sua gioia.

Facevo fatica a tagliare i rami piu' spessi, fatica morale, poichè pensavo al distacco di quella parte di pianta dal "suo" resto o di quei rami ormai secchi a cui stavo dando addio; fatica fisica perchè la pressione esercitata nel palmo della mano si faceva sentire sempre piu' e i guanti spessi che mi proteggevano con efficacia dalle spine in realtà avevano certe cuciture interne che mi stavano di fatto segando la pelle! Un dolore insistente.

Un dolore fisico che sapeva distrarmi. Da me, dai miei pensieri personali, spostandoli sulla natura intorno, sulla necessita di luce che hanno le piante, sulla bellezza del verde, su quell'odore meraviglioso che è l'erba tagliata e la terra umida...

Non pensavo piu' a certe frasi rimaste nella mia testa a girare e rigirare come la ruota di un criceto, non avevo, sembrava, tempo per rivedere quel volto che mi baciava. Facevo qualcosa che non era per me, e il distacco da me sembrava addirittura salutare. Il dolore fisico e il sollevarsi di pesi altri, appesi chissa dove. Riflettevo su questo, mentre contavo a spanne il punto in cui recidere. Rami secchi che andavano tolti. Si fa cosi' anche nella nostra vita? E chi usa le cesoie? E chi decide cosa è secco e cosa no...?

Non avevo voglia di pensare a me, non avevo voglia né tempo. Le rose, le cose belle, quelle si' che mi venivano in mente. Immaginavo scene mai vissute, abbracci lontani, sorrisi persi che rivivevo con gioia, e sorridevo a mia volta, mentre il cespuglio o l'alberello di rose, sembravano riprendere respiro.

Il giardino stava riprendendo una forma.

Ma il buio ci ha costretti a smettere, per riprendere l'indomani.

E l'indomani, ieri, la mia schiena voleva farmi cambiare idea, cosi' come il cielo grigio e il freddo che cominciava a farsi sentire. Ma il lavoro andava finito.

Ancora guanti e cesoie, stavolta erano per la crescita smisurata della "gaggia", che separa le proprieta', o i giardini confinanti, un separeé voluminoso che ha ombreggiato gran parte del giardino. Ma il piu' difficile e pesante per la mia gia' provata schiena è stata l'edera...Un tappeto di radici, da muretto a muretto, sotto le piante, intorno alle piante, ovunque!

Un po' alla volta, tagliando e sfilando, ne ho tolta un bel po'.

Dall'altra parte del giardino, gli altri stavano facendo la stessa cosa ma con meno prudenza: colpi di zappa e zacchete! Taglio delle radici e solchi profondi come cicatrici nel terreno. Finalmente la zappa si ferma e qualcuno dice "fermiamoci qui, il grosso è fatto". Allora sposto la zappa e riprendo con le mie fedeli cesoie il taglio, da quella parte, delle lunghe trecce di edera. Chinata, inginocchiata sulla terra, raccoglievo cio' che tagliavo con le mani, con calma, quasi quel movimento mi riposasse. Gli altri erano andati a portare all'ecocentro gli ultimi sfalci raccolti. Nel silenzio di quel momento il "mio" giardino ha voluto restituirmi qualcosa di speciale, inaspettato e stupefacente. Confusi con le radicette dell'edera, erano gli aculei di un riccio, completamente nascosto sotto le foglie secche e l'edera rimasta da tagliare. Ero senza parole! Un momento che sembrava ripagarmi di quella fatica, quasi a dirmi che quel giardino, con tutte le sue "incurie" stava ospitando un esserino meravigliosamente tenero e delicato. Non volevo si spaventasse, allora ho preso delle altre foglie e l'ho ricoperto. Mentro facevo pianissimo questa cosa, mi sono accorta che accanto al riccio ce n'era un altro, piu' piccolo...E poi un altro ancora! Era una famigliola, una mamma, suppongo, e i suoi piccoli!

E' stato bello. Un dono.

Al loro arrivo ho messo gli altri al corrente di cio' che il nostro giardino ospitava e tutti, in un istante, hanno trasformato la loro espressione di comprensibile fatica in una gioiosa emozione, quasi infantile.

Abbiamo rimesso i rami d'edera lì, in quell'angolo prezioso, e siamo ritornati ognuno nelle proprie casa.

Sono stanchissima, oggi. Ho mal di schiena e un po' di raffreddore...Sulle dita qualche vescichetta che brucia. Ma se penso a quei musetti a trombetta e quelle panzottine puntute, che abitano li', a pian terreno, in quel giardino che mi sembrava solo desolato...mi ripagano di tutto, con una tenerezza infinita, e mi sento già meglio.
PS. la foto non è quella dei "miei" riccetti, ma la situazione era identica!

venerdì 21 settembre 2007

...

Sta scivolando dietro le montagne, con lo strascico lungo degli ultimi raggi di sole.
Ogni cosa sembra rivestita di un colore bruno, come se caramello e miele fossero stati spalmati con dovizia e pazienza...
E' il primo giorno d'autunno, quasi finito ormai.
Dolcemente.
In silenzio.

giovedì 20 settembre 2007

La balera

Ballavano. Anzi, quasi fluttuavano. Pensavo che si muovessero a qualche centimetro da terra e sospinti dalle note del valzer danzassero....danzassero. Gli sguardi fissi altrove, non si incrociavano mai, seri seri. Mi domandavo perche' non sorridessero, mentre danzavano. "Il ballo è una cosa seria" sembravano rispondermi quelle loro movenze nuove ai miei occhi.
Erano anziani. Li guardavo. Una carica vitale enorme, sprigionata dalla tenuta delle spalle, dritte, parallele, eppure morbide, armoniose.
Erano gli anziani che ogni mattina trovo per strada, io assonnata e loro han gia' fatto la spesa, le commissioni, e magari vanno a prendere i nipotini a scuola.
Erano anziani ed erano belli.
Non e' certo un post colto profondo politico o chissache'...E' il mio buongiorno a chi, nel suo cuore, ha un posto speciale per una persona anziana.
E io ce l'ho.
Buongiorno!

mercoledì 5 settembre 2007

Il frutto del Melogrande

Ho rubato. E l'ho fatto direttamente da un...Melogrande, pieno di frutti invitanti a cui non ho saputo resistere, domandandomi Perche' l'avrei dovuto fare.
Ho trovato, tra i tanti, un frutto carnoso, pieno di delizie, semplice, profumato e pronto per essere colto. Non un frutto che per prenderlo si chiede il permesso, no...Si poteva solo rubare. Ed io l'ho fatto. Non ho saputo resistere. Anzi, non ho voluto.
(come per il talento, mi prendo tutte le responsabilità. ;-) Grazie.)


A chi ha sarà dato – part II
Quello che volevo dire.
Devi usare il tuo dono, grande o piccolo che sia.
Senza paura e senza risparmio, oppure con paura, ma senza risparmio.

Se sai cantare canta.
Se sai correre corri.
Se sai studiare studia
Se sai cucinare cucina.
Se sai amare ama.

Devi fare tutto come se fosse la cosa più importante del mondo, e come se volessi arrivare al numero più grande di tutti. Lo so che non c’è, ma cerca di arrivarci lo stesso.

Il talento, quale che sia è un dono che è dato perché tu lo metta a frutto, non per dormirci sopra o lasciarlo arrugginire. E’ una responsabilità il talento.
Spremi tutto quello che puoi, a fondo perduto.
Spingiti oltre.
Schiaccia ‘st’ acceleratore, cazzo.
Fino a non farcela più.
Poi prova a farcela ancora un po’. Vedrai che ce n’ era.

Forse così arriverai da qualche parte. Forse no. Ma non avrai rimpianti.
Perchè altro modo non c’ è per sapere dove PUOI arrivare.
Tutto qui.

sabato 1 settembre 2007

Settembre



Modella il tempo
come cieco amante
il mio volto
e, nel mio specchio,
appare di sabbia.
Ogni volta diverso.
Mi guardo.
Mi guarda.

giovedì 30 agosto 2007

Grazie.

E' strano come le circostanze, a saper leggere i segnali, siano cosi' precise di informazioni, quasi diventassero esse stesse segnali stradali, ad indicare strade direzioni percorsi alternativi.
Alternativi a cosa?
Ho letto quel decalogo (24 frames). Arriva in un momento in cui sto cercando con occhi assenti una verita' vera, a cui affidarmi (melanzina). E non la trovo. Penso che non esista una verita'. Penso che forse ho costruito una me-puzzle, per accondiscendere ad un disegno che in fondo non e' il mio. Nella mia testa non ci stanno nuove parole, quelle ascoltate fino ad oggi credo abbiano aperto un buco dentro la mia anima che non so piu' riempire.
Chi sono. Cos'e' la mia vita. Chi sono. Avere una percezione nuova e vuota insieme, sapere che finirò nel dimenticatoio di me stessa e farò finta di nulla, fino alla prossima rappresentazione, fino a quando qualcuno mi dirà (o mi ri-dirà) "tu interpreti dei ruoli", facendo precipitare la mia esistenza, fatta di sofferenza, lacrime, e qualche risata (ma non troppe), in un buco di fogna. MAi esistita. Ma allora chi sono io? Cosa faccio?
Allora riindossero' l'abito che piu' piace per essere impeccabile nel ruolo che ormai e' stato scelto per me. Da chi? Dal mondo fuori, appena fuori questo luogo, circa 57 cm di circonferenza di ossa che racchiudono i costrutti miei e solo miei, che a volte (spesso) non so dire, se non confusi e inesplicabili. Come certi sogni, che iniziano cosi', diventano altro, e mentre li racconti ti rendi conto che solo in un sogno un'auto diventa un cavallo e il volante le redini, che l'acqua scorre sotto le ruote e miracolosamente volteggi su di essa, che parli con una persona e ti risponde un'altra...I sogni, ultimo baluardo della mia "sola" realtà, perche' ad essi posso parlare anche in curdo, non mi capisco e non li capisco, ma li guardo e guardandoli trovo un nesso. Che solo le immagini restituiscono con quasi una percezione di logica, ma se tento di spiegare..no, non ci riesco.
Come quando, dopo avere letto il decalogo, dopo avere provato un nodo in gola, mi ritrovo davanti a quella chiesa e ri-trovo il decalogo, insistente e improvviso.
Leggo il decalogo con tenerezza e un po' di invidia.
Io che sto perdendo.
Io che non mi sento. Io che non mi conosco.
Io che non so chi sono, io che sto diventando l'attrice senza ruolo. Che resta come un fantasma dietro le quinte quando tutti, dopo avere apprezzato l'interpretazione, se ne sono andati.
Non ho bisogno di parole dolci. Ma solo di una porta di sicurezza per uscire da qui.

giovedì 23 agosto 2007

Leggére parole da lèggere. SOLUZIONI

"Dove aspetteremo quando l'amore non arriva. Come guariremo le ferite.
Antonio Gil, I luoghi andati"
- MARCELA SERRANO - L'albergo delle donne tristi

"Lei così amata che piu pianto trasse
da una lira che mai da donne in lutto;
così che da un mondo fu lamento in cui
tutto ancora appariva: bosco e valle
villaggio e strada, campo e fiume e belva;
e sul mondo di pianto ardeva un sole
come sopra la terra, e si volgeva
co suoi pianeti un silenzioso cielo,
un cielo in pianto di deformi stelle-
lei così amata.
Rainer Maria Rilke, Orfeo Euridice Hermes"
- MELANIA MAZZUCCO - Lei così amata

"A D. e S., che non ho conosciuto, di cui ho letto su un giornale"
"Perchè i figli salvano e tengono vivo il nome dei morti, come i sugheri, reggendo la rete, preservano il filo di lino dal fondo del mare. ESCHILO, Coefore"
"Io non vi biasimo tanto per la vostra voracità, miei simili; questa è natura, e non c'è niente da fare; ma dominare questa cattiva natura, questo è il punto. Voi siete pescecani, certo; ma se dominate il pescecane in voi, allora siete angeli; perchè tutti gli angeli non sono altro che pescecani ben dominati. H. MELVILLE, Moby Dick "
- CRISTINA COMENCINI - La bestia nel cuore

"Allo spirito:
Senza l'aiuto del quale
Né questo libro
Né io
Saremmo stati
Scritti"
"Insegnami a fare come te
Insegnami come. Steve Wonder"
- ALICE WALKER - Il colore viola

"Per Sean Patrick James Tyrrell. Ci manchi e ci mancherai sempre".
"E' molto raro che qualsiasi rivelazione sia pienamente rispondente alla verità;
è raro che qualcosa non sia
in parte nascosto o malcompreso.
Jane Austen, Emma"
- KAREN JOY FOWLER - Jane Austin Book Club

"Devi farmi una carta, perchè non mi ricordo più niente. Il nome dei miei figli, e chi era mio padre. Me la porterò sempre in tasca.
Vabbene, adesso te la faccio.
(*)
Quella sottolineata sei tu. E io ancora non ci sono."
- MARIOLINA VENEZIA - Mille anni che sto qui

"Non so perchè ci sono cose che mi colpiscono più di altre. Passo il mio tempo a cercare di cogliere le differenze tra le une e le altre e trovare, magari, la ragione di ciò che lasciano o non lasciano dentro di me. Mi succede così anche con le persone che incontro. Alcune mi mettono fretta, altre non domandano nulla.
Io intanto cerco di capire perchè alcune si fermano qui e altre mi attraversano trasparenti e scivolose, quasi non fossero mai arrivate"
TIA LORI - me medesima...

venerdì 17 agosto 2007

La dedica.

E ad un certo punto, il libro, quasi in pubblicazione, lo si dedica a qualcuno o a qualcosa che li' trova, come per incanto, una sua collocazione naturale. Un nome, una situazione, una citazione di altri. Chissa' perche'. Quasi che quel nome, quella situazione, quella citazione siano stati la silenziosa e inconsapevole ragione del turbamento che ha dato vita...all'opera.
E' un piccolo tributo, una sorta di espressa gratitudine.
Sapete abbinarle ai libri che le contengono? (non è proprio facile. E non si vince nulla!)
"Dove aspetteremo quando l'amore non arriva. Come guariremo le ferite.
ANTONIO GIL, I luoghi andati"
"Lei così amata che piu pianto trasse
da una lira che mai da donne in lutto;
così che da un mondo fu lamento in cui
tutto ancora appariva: bosco e valle
villaggio e strada, campo e fiume e belva;
e sul mondo di pianto ardeva un sole
come sopra la terra, e si volgeva
co suoi pianeti un silenzioso cielo,
un cielo in pianto di deformi stelle-
lei così amata.
Rainer Maria Rilke, Orfeo Euridice Hermes"
(facile facile!)
"A D. e S., che non ho conosciuto, di cui ho letto su un giornale"
"Perchè i figli salvano e tengono vivo il nome dei morti, come i sugheri, reggendo la rete, preservano il filo di lino dal fondo del mare. ESCHILO, Coefore"
"Io non vi biasimo tanto per la vostra voracità, miei simili; questa è natura, e non c'è niente da fare; ma dominare questa cattiva natura, questo è il punto. Voi siete pescecani, certo; ma se dominate il pescecane in voi, allora siete angeli; perchè tutti gli angeli non sono altro che pescecani ben dominati. H. MELVILLE, Moby Dick "
(queste tre fanno parte del medesimo volume...Deducibile.)
"Allo spirito:
Senza l'aiuto del quale
Né questo libro
Né io
Saremmo stati
Scritti"
"Insegnami a fare come te
Insegnami come. Steve Wonder"
(stesso libro entrambe...Media difficoltà: la citazione di Wonder però puo' aiutare...ma pure lo Spirito...Boh, forse!).
"Per Sean Patrick James Tyrrell. Ci manchi e ci mancherai sempre".
"E' molto raro che qualsiasi rivelazione sia pienamente rispondente alla verità;
è raro che qualcosa non sia
in parte nascosto o malcompreso.
Jane Austen, Emma".
(mmh...c'è un bell'aiutino qua dentro!)
E questo è uno dei casi in cui ciò che è riportato sulla prima pagina mi è piaciuto più di quanto ho trovato dentro. Era scritto così:
"Devi farmi una carta, perchè non mi ricordo più niente. Il nome dei miei figli, e chi era mio padre. Me la porterò sempre in tasca.
Vabbene, adesso te la faccio.
(*)
Quella sottolineata sei tu. E io ancora non ci sono."
(La conoscete?)
Per Voi
"Non so perchè ci sono cose che mi colpiscono più di altre. Passo il mio tempo a cercare di cogliere le differenze tra le une e le altre e trovare, magari, la ragione di ciò che lasciano o non lasciano dentro di me. Mi succede così anche con le persone che incontro. Alcune mi mettono fretta, altre non domandano nulla.
Io intanto cerco di capire perchè alcune si fermano qui e altre mi attraversano trasparenti e scivolose, quasi non fossero mai arrivate. TIA LORI"

venerdì 10 agosto 2007

Pazzo mondo Pazzo

Faccio alcune considerazioni sulle notizie che mi arrivano quasi a caso nelle orecchie, quando in casa o in auto ascolto il giornaleradio. Frammenti di mondo, che sembrano scelti apposta, come quando si accostano gli articoli della stampa scritta alle immagini pubblicitarie che li circondano (Su La Stampa di mercoledi mattina una pagina e mezza per la notizia dei due preti indagati per sesso su giovane ex prostituto. L'altra meta pagina restante: un magnifico esemplare maschio in mutande per la reclame di LA PERLA), con fare a volte tendenzioso, altre, sembra, quasi a controbilanciare le notizie, gli accadimenti di questo grande pianeta. Cosi', mentre mi stringeva il cuore la dichiarata estinzione del baiji, il Delfino bianco del fiume Yangtze, che dopo ventimila anni e' scomparso dalla faccia del pianeta, mentre ancora ero a pensare a come sarebbe stata la mia vita senza di lui, ecco il contrappunto: un gruppo di astronomi della Nasa ha scoperto a 41 anni luce da noi un gigantesco pianeta gassoso che ruota intorno alla sua stella, 55 Cancri, a una distanza quasi uguale a quella che c'è tra Giove ed il Sole. Un pianeta pieno di idrogeno!
Se c'e' idrogeno, mi dico, alla fine c'e' acqua, e se c'e' acqua, ci saranno pure i fiumi! E se ci sono i fiumi...Eh! M'e' tornato il sorriso!
Durato poco, perchè la mattinata sarebbe stata lunga e fredda. "Almeno guadagnassi un sacco di soldi..." pensavo. E tacchete! Il giornaleradio, che a volte penso legga i miei pensieri:"problemi di fisco per Valentino Rossi. Avrebbe nascosto all'Agenzia delle Entrate un imponibile di 60 milioni di Euro. Rischia sanzioni per 100 milioni di Euro". Ha messo a punto (con grande successo devo ammettere) la laureahonoriscausa che gli hanno dato qualche tempo fa! Il DOC viveva qui, residente lì, spendeva là, e pagava le tasse -risibilissime cifre-sempre lì. E qui? Qui divertiva le masse.
"Certo che siamo veramente strani..."i miei pensieri in forma autonoma se ne andavano di nuovo. E la radio? "50 mila sfegatati (20 mila più dello scorso anno) si preparano a invadere Memphis per la «Elvis week» — una kermesse di oltre 100 Elvis- eventi dall'11 al 19 agosto. "Eh...nostalgici...".Macche', sciocchi! Proprio grazie a loro la Ckx Inc. di Manhattan, la società che dal 2005 controlla tutti i proventi legati a Elvis annuncia un progetto da 250 milioni di dollari per realizzare un «visitor center» da 7.400 metri quadrati (grande quanto 7 Graceland), un mega hotel per convegni da 500 stanze e un museo high-tech dove le nuove tecnologie permetteranno di assistere ai concerti virtuali di Elvis. Come quello che di recente ha consentito a Celine Dion di duettare con Presley, sul set di American Idol, il tv show targato, guarda caso, proprio Ckx!
Boh!
Rinuncio a capire il senso delle cose. Arrivo in ufficio e scopro un corteo di formiche che ha invaso la cassettiera, ora la scrivania e qualche postit. "Basta, vado a comprare l'insetticida!" Torno e la mia collega, con l'aria infastidita, mi dice" A me da fastidio se spruzzi quel coso" . E le formiche?
"C'erano anche l'altro giorno.."la sua laconica risposta. E perche' non lo hai spruzzato l'altro giorno, prima di andare via, se ti da' fastidio? Silenzio. E intanto le formiche, grandi e libere, sfrecciavano tra cassetti, caramelle (LE MIEEE!), matite, tastiera, scrivania..."Io cosi' non ci sto!Spalanca cio' che vuoi, apriti le porte, le finestre, fa' cio' che vuoi ma io con le formiche che mi camminano addosso non ci sto!" . Muta rassegnazione e sensazione di grugnito di sottofondo. Poi le dico (dopo aver "convinto" le formiche superstiti ad andarsene altrove) "...sono stanca di un mondo dove si critica sempre cio' che fanno gli altri senza mettere in gioco la propria iniziativa. E sono proprio le persone senza iniziativa - come te ora- che distruggono l'iniziativa di altri. La prossima volta, se vedi le formiche, inventati qualcosa tu, senza aspettare me e poi, magari, criticare inutilmente e passivamente".
Ho ricominciato a cercare il senso delle cose. E ho capito che il delfino mi manchera' molto, forse la colpa della sua estinzione e' proprio per gente che come me ha usato gli insetticidi...Ma è pure vero che mentre questo capitava c'erano altri che guardavano, privi di coraggio e iniziativa, e aspettavano la fine.

W Zapatero. Non c'entra nulla ma Zapatero sta facendo grandi cose. Gli perdonerei ogni eventuale sbaglio.

E W pure certe donne che, credendosi fragili, hanno invece coraggio e pazienza e dolcezza da vendere. Peccato che sono sempre le ultime ad accorgersene. Ma io le vedo da fuori e le vedo bellissime.

Il delfino bianco era il mammifero più raro del mondo - quanto era bello?

martedì 7 agosto 2007

non ti dirò

...E pensandola si disse:"Potrei dirti del mio dolore, di quanto la tua assenza renda tutto incolore, insapore e inodore. No, nessun profumo, nessun gusto o colore. Di quanto il groppo in gola sia un tappo incastrato nella voragine che si apre in gola e va fin qui, appena sotto la punta del cuore, questo lembo di muscolo che proprio qui sembra pungere lo stomaco...Ecco, lo senti?
Ma non ti dirò nulla, amore mio.
Perchè ogni parola ti porterebbe nuovo dolore, che si aggiungerebbe come il corteo d'un funerale a quello gia' inevitabile e nero della perdita di me.
Ed io non voglio che tu soffra ancora. E per me. No, neanche con me voglio vederti soffrire...".
Rimase a fissare un punto sulla parete bianca mentre il proiettore acceso sui suoi occhi chiusi illuminava il bianco e nero di un sorriso.Dondolava lieve, intanto, una litania, accennata appena appena a bocca chiusa...
Na sera ieu passai pe le padule‘ntisi le ranocchiule cantare
A una a una ieu le sentia cantare ca me pariane lu rusciu de lu mare
Lu rusciu de lu mare è tantu forte la figlia de lu rre se ‘nda alla morte
Idda se ‘nda alla morte e ieu alla vita la figlia de lu re sta se mmarrita
Idda sta se mmarita e ieu me ‘nzuru la figlia de lu re portà nu fiuru
Idda portà nu fiuru e ieu na palma la figlia de lu re se ‘nda alla Spagna
Idda se ‘nda alla Spagna e ieu in Turchia la figlia de lu re è la zita mia
E vola vola vola palomma vola e vola vola vola palomma mia
E’ meo lu core meo, è meo lu core meo è meo lu core meo te l’aggiu dare

mercoledì 1 agosto 2007

E' ARRIVATO AGOSTO: Metto davanti a tutto l'essenziale....

Cos'e' meglio, essere amati o amare?

Trascurando volontariamente la soluzione ottimale/ideale/ovvia del "l'amare ed essere amati", cos'e' che appaga di piu' il nostro vivere?

Credo che molto dipenda dal "nostro vivere".

Nel dolore o nel piacere.

Da questo, il resto.


PS:Con la speranza, come diceva un mio amico, di non capire, magari ad ottant'anni, di aver sbagliato tutto..."...Senza piu' il tempo di rimediare...".

PS2:N. diceva "preferisco una vita di rimorsi che una di rimpianti".


PS3: Ed io? Metto davanti a tutto l'essenziale. Il resto è commedia.


BUON AGOSTO, CIURMA.

E IL VIAGGIO CONTINUA...

VOGLIO SOLCARE MARI PROFUMATI, SENTIRE L'ARIA SALMASTRA NEL MIO RESPIRO E VEDERE DORSI DI BALENE CON OCCHI PIENI DI MERAVIGLIA E STUPORE!



"....su uno stupendo promontorio del Maine affacciato sull'Atlantico. In agosto arrivano le balene; e c'è la speranza di vederle anche quest'anno...."

"Le balene d'agosto" (1987)


lunedì 30 luglio 2007

la strada


Quanti significati ha una strada? Come il viaggio rappresenta una partenza o un arrivo, una fuga o un ritorno...Sto pensando ora a quei percorsi, fatti e da fare, nelle strade spesso ancora sconosciute della nostra vita. Penso a chi sta guardando in occhi altri e cerca la strada per raggiungerli, penso a chi comprendendo la necessita del viaggio non sa ancora in che direzione andare, penso a chi vorrebbe percorrere molta strada, sentendo l'asfalto sfumare sotto le ruote come il raggiungimento di una tappa dopo l'altra, mentre gli occhi non lasciano mai la linea dell'orizzonte laggiu', penso alle parole che sembrano volersi fare strada nel silenzio senza accorgersi che, invece, lo interrompono di grida inutili, sorde. Penso, infine, alla strada verso la felicita'.

Vorrei esserci e incontrare chi amo.
(nella foto: locandina del film di Federico Fellini, LA STRADA, 1954, con Giulietta Masina e Antony Queen. Film da vedere. Ecco la scheda, tratta dal sito d'archivio RAI)
"Girando il mondo con il suo spettacolo, il possente Zampanò s'imbatte per caso in una povera e numerosa famiglia contadina, da cui acquista per pochi soldi la giovane Gelsomina, fanciulla mite e graziosa. Violento e possessivo, Zampanò costringe la ragazza ad accompagnarlo nelle esibizioni del suo spettacolo, dove la sbeffeggia senza riguardo mentre lui spezza catene davanti ad un pubblico incredulo: sono la timidezza ed il candore di Gelsomina ad impedirle di reagire ai maltrattamenti di quest'uomo rozzo e brutale. Ma durante una delle loro tappe, entrati a far parte di un circo, la ragazza stringe amicizia con il Matto della compagnia, la cui sincera benevolenza le restituisce fiducia in se stessa e la persuade a specchiarsi nella bellezza del proprio animo, il solo che possa sopraffare la prepotenza del suo padrone e perfino riscattarlo dalla sua ignoranza. Zampanò, accortosi del tenero affiatamento tra i due, esplode di gelosia. Fuori di sé, si scaglia sul Matto, uccidendolo, e ne getta il corpo sotto un treno. Gelsomina, che ha assistito al delitto, si chiude in un dolore straziante che la trascina pian piano alla follia. Giorno dopo giorno, le condizioni della ragazza peggiorano e l'assassino, perseguitato dal rimorso e dalla paura di essere scoperto, l'abbandona lungo la strada. Gli anni passano e la vita di Zampanò scorre triste e solitaria. Un giorno, l'uomo viene a sapere per caso della morte della piccola Gelsomina e, sconvolto dalla notizia, si getta in ginocchio sulla riva di una spiaggia desolata: compresi i propri errori, il freddo cuore di Zampanò s'infrange davanti alle violente onde del mare, lasciandolo solo, singhiozzante, a stringere tra le dita un pugno di sabbia."

martedì 24 luglio 2007

Poi mi passa. Mi passa? E cosa lascia...?

Si può imparare a vivere quando hai già superato i 40 anni?
Avere una vita desiderata e vivere una vita a meta?
Avere voglia di viaggiare e muoversi, conoscere luoghi e gente nuova e rimanere inchiodati nella sola piastrella di casa perché altro luogo lo puoi solo sognare?
Il boicottaggio messo in atto dalla parte più fragile di me ai danni dell’impeto e della vitalità dell’altra me, della sua indipendenza, ché altrimenti avrebbero il sopravvento…non lo sopporto più.
Aiuto.
Aiuto.
Aiuto.
Non voglio pensarmi così per il resto della mia vita.

E’ solo uno sfogo?
Non lo so ma stasera è decisamente più pesante più limitante più insopportabile.
Panico,
Ansia anticipatoria (http://www.psiconweb.it/DocumentoPanico3.htm),
Paura della paura.
Cosa vogliono da me?

Forse è solo uno sfogo ma vorrei non averne più ragione.Stasera è così. Anche se stasera è già stanotte e presto sarà mattino. E’ così che il tempo passa e se ne va. Se ne va? E cosa lascia...?

martedì 17 luglio 2007

Dedicato a chi se ne dimentica. Ma poi...


L'avevo scritta qualche mese fa, sul blog Buenaonda...Evidentemente il desiderio di volare non ha mai smesso di agitarmi il cuore...O le ali. (Quella finestra dell'androne di casa di tua nonna, Melanzina, me l'ha fatta tornare in mente, questa cosa qui. Grazie...)


"Ci sono momenti nella vita in cui vorrei prendere quelle ali che tengo nell'angolo giu' in cantina, assieme ai doposci Mammuth che non ho praticamente mai usato, vicino al borsone di abiti che non metto piu' ma che faccio fatica a dare 'ai poveri'..."Dove le ho messe...Ah! Eccole..."un po' impolverate, quelle ali. Da bianche che erano sono gialline qua e la', come le T-SHIRT che non uso piu' e che stanno piegate nel cassetto per anni e quando le vai a riprendere...Una bella riga gialla dall'ascella destra a quella sinistra e un'altra dal collo all'ombelico (lasciamo stare i casi di maglie piu' lunghe...). Un po' impolverate, da sembrare, le ali, in alcuni punti pure un po' grigioline...Mmazza quanta polvere...Ma da quanto non le uso? Una vita...E pensare che c'e' stato un momento in questa strana vita in cui le usavo tutti i giorni...T-U-T-T-I-I-G-I-O-R-N-I. Non riuscivo a farne a meno. Chi usava eroina, chi tonnellate di hashish, chi altre schifezze chimiche pericolosissime (mi ricordo il povero Eolo bruciato dall'lsd... "Cazzzoooooooo Quanti pianeti, satelliti...noi siamo in mille mooooondiiiii...." sussurrato, convinto e convincente...Salvo poi in qualche istante di lucidita' -o di follia, chissa..-legare una corda a quell'albero e farla finita...). Io usavo le ali. Me le sistemavo con un cinturone sulle spalle, al posto dello zaino (quando tagliavo da scuola!) o direttamente sotto lo zaino, quando ci andavo, a scuola, e cominciavo a correre...a correre...a correre....Fino a quando i piedi si staccavano da terra, il corpo riceveva una spinta verso l'alto che un po' mi faceva deglutire, le orecchie si tappavano per un po', e l'aria un pizzico piu' frizzante cominciava a fendere i capelli, lacrimare gli occhi e respirare con la bocca socchiusa! Aah che meraviglia pero’! La leggerezza del volo e del corpo si trasformava in un istante in una leggerezza dell’anima e semmai avessi avuto qualche mattoncino sullo stomaco da buttar giu’, in un attimo era scomparso. Polverizzato, assieme ai pensieri piu’ cupi, piu’ duri, piu’ ansiosi e astiosi.Che figata volare! Mi gustavo la mia cittadina dall’alto, vedevo le teste di tutti, da quelle di cazzo che stavano ad urlare ammezzo alla strada, a quelle col cappello dei vecchietti che giocavano a bocce, a quelle colorate dei bambini nel parco e delle madri sulle panchine a guardarli mentre chiacchieravano tra loro. Vedevo le auto, le cime degli alberi, che divertente era passare ammezzo al fumo dei comignoli! Quell’odore di gasolio bruciacchiato, o di legna, a seconda dei combustibili usati, sapeva di casa, comunque…Volare volare volare. “E volavo volavo felice piu’ in alto del sooole ed ancora piu’ suuuu!” no, io non volavo tanto in alto, ma quanto bastava per staccare i piedi da terra. Ero gia’ una bambina coi piedi per terra, fin da piccolissima. L’abitudine a fare tutt per bene, a fare contenti tutti, a ricordare a tutti che ero davvero brava, fare attenzione A-T-T-E-N-Z-I-O-N-E… Piedi per terra. Ali per volare. Erano il mio riscatto. Ancora oggi, se chiudo gli occhi io so volare. La strada, le cose, le case, le auto, le persone, tutto tutto scorre sotto di me ed io davvero so volare! Prova a farlo. Anche adesso, chiudi gli occhi, e no! Non “immagina di volare” ma VOLA DAVVERO! Scoprirai che il volo e’ dentro di te, che e’ sempre stato li’. Perche’ prima di stare lungo i fianchi, spesso stanche, le tue braccia erano ali, con lunghe piume bianche e mooorbidissssime. E PIE’ VELOCE eravamo tutti. Poi le scarpe, le costrizioni, fin da subito…E le ali? “Cazzo ti servono le ali?Devi camminare no? Devi stare coi piedi a terra. COI PIEDI A TERRA”. E le ali sono andate in cantina…Fanc stasera me le vado a riprendere. Lavero le piume ad una ad una. Le asciughero, le lascero’ tutta la notte fuori a prendere aria e rugiada di domattina…Vedrai come torneranno belle…Le mie ali. Non le ho mai dimenticate, perche’ c’e’ la musica della mia chitarra che me le ricorda spesso, ci sono le parole, che me le ricordano spesso, ci sono la magia e le luci del teatro, che me le ricordano spesso, ci sono gesti irripetibili d’amore (ripetibili ripetibili) che me le ricordano spesso, c’e’ Tanella che fa le fusa e si addormenta accanto a me, che me le ricorda spesso…E ci sono gli abbracci sinceri che me le ricordano spesso e un po’ assomigliano loro… Vado giu’ in cantina…Se guardo bene, sono certa c’e’ un paio pure per te..."

...Mi dipingevo le mani e la faccia di blu...

Stanotte ho sognato di volare.
Ero in una specie di mongolfiera - anche se non sentivo l'aria sul viso - che si staccava dalla bifora del campanile e viaggiava verso la città.
Guardavo fuori, vedevo il verde degli alberi e il cielo terso d’una giornata bellissima.
Volare...
Una sensazione che ha per me valori contrastanti. Sembra che mi parli di libertà e di “slaccio”, mentre mi ricorda l’instabilità e il disequilibrio. La percezione di essere sospesa, di non poggiare sui piedi o di non avere la terra che mi sostiene, ma...l’aria. Fiuuu!
Ogni tanto, nel cielo sopra la mia casa, vedo volteggi e “giri della morte” di caccia militari in collaudo. Un nodo alla bocca dello stomaco per il rumore assordante e per quella che mi sembra, da una parte, una danza pericolosa, ma dall’altra, una sensazione antigravità che penso - per chi la prova - sia qualcosa di indimenticabile!
Volare...Un po’ come staccare dalla realtà che tiene i piedi in un quotidiano vivere, che gratifica e consola. A tutto vantaggio di una sensazione fatta d’aria, inconsistente eppure reale, da guardare a bocca aperta, come bimbe davanti ad un cartone animato, o ad un clown, o davanti ad un gioco.
Svincolati anche dal proprio corpo, oppure – ed è una vera magia – guardare alle cose comuni da una prospettiva così diversa tanto da farle apparire “altre”. Un albero visto dall’alto e non dal basso...Una nuvola vista da dentro e non da sotto, i tetti, le vie come arterie d’un corpo, il mondo là sotto, mai percepito cosi’...

E’ da un po’ che non mi succede più, ma ricordo nitidamente una cosa che mi capitava: riuscivo a volare con la mente, al punto di percepirmi altrove, guardando le strade, che percorrevo mentalmente, proprio dall’alto, coi loro colori, i panni stesi fuori dai balconi, le piante, la gente che passava...Tutto come se stessi realmente volando. Era come se d’improvviso fossi diventata un uccello. Era bellissimo.

Stanotte ho sognato di volare. Avevo paura e incanto insieme. Attrazione e sgomento. Una lotta tra estremi che è la lotta stessa tra la vita e la morte, tra le stesse pulsioni di vita e morte, quell’Eros e Thanatos il cui abbraccio abita dentro ognuno di noi. Fortuna che alla fine prevale il principio del piacere. Allora mi godo il panorama. E il viaggio.

sabato 7 luglio 2007

07.07.07

777.
per i non udenti.
per chi non sente parole?
per chi è sordo ai richiami?
perchè, dice la storia, non c'e' peggior sordo di chi non vuol sentire.
ma la realtà è che non c'e' peggior sordo di chi è sordo veramente.
Oggi c'e' chi si sposa magari c'e' del magico in questa cabala.
Oggi c'e' il live earth, in diversi punti del mondo.
poi ci sono io.
mi ricordo ora che provai un brivido l'anno scorso al 06.giugno.06.
ero al mare a Sottomarina di Chioggia, quel 08.08.88 e in TV facevano vedere la marea di giapponesi che si sposavano.
Oggi, in questa data spigolosa e ballerina, che mi ricorda le bluebell, non ho nulla da sancire.
Forse sono diventata sorda. Spero, nel 09.09.09, di avere qualcosa di bello da ricordare pensando al 7.7.7.
Buon sabato al Can Can.
Da dov'e' sbucata questa qui?

venerdì 6 luglio 2007

é@"" § s°°ç **é))^^$%$ non è spam...

Abit-

o

are

uarsi

udine.


E' solo un gioco di parole. Inutile, per scacciare i pensieri forse. Per deliziare quella parte di me che vuole trovare a tutti i costi il senso delle cose. le cose che capitano. come capitano. Il discrimine fra il nostro vivere e il nostro vivere è l'abitudine. che racchiude in sè l'abito che ci fa riconoscere agli altri, la nostra casa, il nostro condurci nelle cose, il nostro rassegnarci a ciò che prescinde noi e, a volte, si fa beffa sia dell'abito sia della casa sia del nostro condurci.

Abbiamo bisogno di abitudini?

Richiedo ora un soffitto bianco da guardare per proiettarci sopra dei segni indecifrabili perchè non avrò voglia di decifrarli o forse non avrò abbastanza fantasia per farlo. O fede. O fiducia. Richiedo ora quel 'colpo di bacchetta magica' che nessuno sembra avere più.

Io ce l'avevo qui, la mia bacchetta magica, ma se si cambiano abitudini, accidenti, non si riesce a trovare più nulla!

Qualcuno può dirmi per favore dove si è nascosta la mia bacchetta magica? E non ci provate a dire che non ce l'avevo...l'ho sempre avuta.


(e per concludere il gioco inutile dei miei pensieri mi viene pure in mente che ad -Udine qualcuna ha inventato, dal nulla, la scatolina che sono).

martedì 3 luglio 2007

Persempre


La luce del tramonto, ad Est, lungo la linea frastagliata delle montagne, filtrava dalla finestra della mia cucina, dal piccolo balcone. Quasi un invito ad affacciarmi, ad andare a guardarla. Lo facevo. Ogni sera era uno spettacolo diverso. In autunno e in inverno, un riverbero di luce iridiscente danzava tutto intorno e immezzo ad essa un albero. Un albero vecchissimo, coi rami contorti, fitti fitti. Un albero di caki. I suoi frutti ampliavano la luce del tramonto che sembrava, a quel punto, partire proprio da essi giungendo sino a me. Era, per i miei occhi, l'albero stesso il tramonto...

L'altra sera, quasi a ricordarmi che nulla dura per sempre, al suo posto non più quei rami e le foglie...No. Solo un buco. Un vuoto. Fu come se mi avessero rubato il tramonto. Il mio tramonto.

Poco fa, incontrando il nuovo proprietario di quel giardino, gli ho domandato dove fosse quell'albero di caki. Mi ha risposto che lo ha trapiantato in riva al lago.

"Qui mettero' gli alberi della mia vecchia casa", ha aggiunto sorridendo.

Già, anche lui è affezionato ai suoi orizzonti...

Sono felice che il mio albero ci sia ancora, che i suoi i frutti arancioni e caldi continueranno a rosseggiare, anche se non sarà più per me, specchiandosi ora nell'acqua calma di un lago. Allora il "persempre" esiste davvero.


Avrei voluto farvelo vedere, ma non so se da qualche parte ho una sua foto. Ne ho trovata una, in rete, di un albero che al mio assomiglia davvero tanto...

...Luglio

A volte le parole me le ritrovo davanti, altro che cercarle in non so dove...Me le ritrovo davanti e sono loro che raccontano a me la mia storia. Mi sono messa ad ascoltarle. E il tempo e' trascorso, scivolando via, mentre nel cielo si disegnavano emozioni che riconoscevo nel silenzio.
Nel mio silenzio.


Poi un'altra giornata di luce
poi un altro di questi tramonti
e portali colonne e fontane
tu mi hai insegnato a vivere
insegnami a partir
ma il cielo è tutto rosso
di nuvole barocche
sul fiume che si sciacqua
sotto l'ultimo sole
mentre soffio a soffio
le spinge lo scirocco
sussurra un altro invito
che dice di restare
poi carezze lusinghe abbandoni
poi quegli occhi di verde dolcezza
mille e una di queste promesse
tu mi hai insegnato il sogno
io voglio la realtà
e mentre soffio a soffio
le spinge lo scirocco
sussurra un altro invito
che dice devi amare
che dice devi amare
nuvole barocche - F.De Andre'

...Ci vuole una mano tra i capelli
e una donna da raccontare:
puttana, santa,stanca maddalena
di speranza a perdere
e dolore a rendere...
Manca certo la luce sul palco
la chiusa del poeta è forse amara,
manca il respiro del cantautore,
ed il ritmo ha un effetto strano.
Ci vuole una chitarra, Faber, senti... - Adelaide Spallino

giovedì 28 giugno 2007

Buonanotte senza rilettura


Parole d'amore che nascono dal piu' profondo dei pensieri, non filtrati da null'altro che non sia il senso del cuore. L'appartenenza: non ha spiegazioni. Non ha metafore. Non ha altro che se stessa per spiegarsi. L'appartenenza. Quale virtu karmica la manifesti non lo so. Ma so che c'e'. La ritrovo in ogni singolo milligrammo di me (e si' che di chili non difetto...), la ritrovo in ogni respiro, nella risata che mi vien fuori quando ogni molecola si diverte a manifestarsi per quel che e'. L'appartenenza...Come l'attesa. Come il tempo che scorre nelle stagioni. Come lo svernare, come il letargo, come l'incessante scorrere del tempo che ha, per forza di cose, il suo, tempo. Non c'e' fretta, nell'appartenersi. Non c'e' tempo che possa scorrere diversamente. ti appartengo. mi appartieni. Ci apparteniamo. Possiamo stare in luoghi separati, in pensieri separati, in parole separate. ma qualunque luogo qualunque tempo qualunque volonta' non potra' cambiare l'aspetto imperscrutabile di questa realta'. Appartenersi.

Forse l'acqua di vite aiuta i pensieri ad essere meno composti, lasciando la frivolezza galleggiare su tutto. Quel tutto e' appartenenza. E bene lo sa chi col cuore non puo' ragionare e ostinatamente parla e parla e parla, consapevole che ogni parola e' solo un delirio del raziocinio e della voglia di controllo. Nella realta' c'e' solo appartenenza. Nulla di piu'. ti appartengo. Come la neve al cielo. Come il ghiacciaio alla montagna, come l'onda al mare. Come l'erba ai prati (quell'erba...!) come l'alba all'Est e il tramonto all'Ovest. Ora fai quel che ti pare. Ora che l'acqua di vite inibisce il controllo e lascia spazi infiniti a quelle verita' altre altrimenti inconfessabili.

Chi mi capisce e' Santa. io capisco cio' che non e' comprensibile a parole umane ma solo a desideri di s-controllo, come voli pirotecnici nello spazio infinito.

Saro' ubriaca? Meglio cosi! Buonanotte ai sognatori. Non siamo molti ma siamo.

In un unico inspiegabile sorprendente irripetibile abbraccio.

sabato 23 giugno 2007

Un caffè fatto con amore

Stamattina niente sveglia. Il telefono era spento e ho dimenticato di riaccenderlo. Risultato: ho dormito ininterrottamente dalle 2.30 alle 11.00.E Tanella con me, a seguire i miei ritmi, al buio malgrado l'ora tarda della mattinata.
Mi sono svegliata e ho guardato la foto di nonna, che ride li', a pochi centimetri dal mio cuscino. Ho rivisto lei, le risate insieme, le nottate sveglie a guardare film, ancora a ridere...Poi, mentre io al mattino, proprio come oggi, mi svegliavo dopo un lungo sonno, lei era già in piedi, e con fare silenziosissimo, si avvicinava al letto dicendomi (in dialetto) "o higghicé...u vua nu pocu i cahé?" (figlioletta, lo vuoi un po' di caffè?)...Niente di più bello che svegliarsi al mattino e sentire il profumo del caffè che ti avvolge e poi una voce amata che te lo offre. Quella voce era mia nonna, la mia nonnina strana, civettuola (un giorno le dissi che per fortuna aveva dieci dita sennò costava un capitale mettere altri anelli alle altre dita!Un'altra volta le ho detto che se si metteva un asciugamano sulla spalla poteva fare la vu cumprà e venderne un po' in spiaggia...E lei a dirmi "Oh!Mi piacciunu accussì!" e rideva all'idea di andare in giro per ombrelloni a vendere anelli!), che aveva voglia di stare sempre in compagnia, vedere gente, non importa cosa, come, ma stare immezzo agli altri. E la nostra famiglia così numerosa glielo consentiva: anche solo andare a trovare sua figlia (mia madre) voleva dire trovare otto persone in casa (questa e' la mia famiglia), e ognuno di noi a portare amici, cugini, fidanzati, fidanzate, amiche e amici, per cui venire a casa da me significava una marea di gente da incontrare. E mia nonna era contenta. Mi faceva compagnia. Ogni fine settimana veniva da noi per stare con me, perché mia sorella andava via e una stanza tutta per me e solo per me era troppo! Cosi mia nonna veniva e cucinava un sugo superbo, cuoceva delle ore! Quando dopo il caffè mi alzavo, andavo in cucina e lei era lì, tutta ordinata, seduta vicino alla finestra a guardare fuori, la radio accesa su una stazione con canzoni italiane, orchestre e vecchie melodie. Lei li', il pugno chiuso sotto al mento, col gomito appoggiato al davanzale, capelli pettinati, quel bianco azzurro dei suoi capelli, io entravo con la tazzina vuota "Ndi vua ancora?" "Ma si', va, un altro goccio...No, nonna, lo faccio io, state li'", a dirle dandole del voi (si stupivano tutti...) a lei che già si stava alzando per prendermi dell'altro caffè Allora alzavo il volume della radio e cominciavo a cantare a squarciagola e lei che mi seguiva, e rideva, e cantava. E se al coro si univa anche mia madre, le risate si moltiplicavano come le stonature!E lei si divertiva. E quando rideva le venivano le lacrime agli occhi e con uno strano pudore si copriva il volto...Quant'era bella e quant'era bello stare con lei.
Quel giorno, quando il tempo s'era fermato in un muto dolore che non si può dire, ero li', accanto a lei, a rivivere in quei pochi minuti che quegli uomini con saldatrice e viti alla mano mi concedevano, tutti i nostri momenti insieme, quelle canzoni, le risate, le nottate sveglie, i caffè, gli anelli, le storie...Per ogni minuto la ringraziavo, mentre avrei voluto davvero che sentisse la ricchezza che mi aveva lasciato nel cuore, negli occhi, quei ricordi che ogni giorno avrei ripercorso... Le scrissi un biglietto e glielo misi tra le mani "Ovunque andrai ogni volta che mi sarai accanto ci saranno le nostre canzoni e tanta luce. Arrivederci nonna amata".
In chiesa cantai per lei la nostra canzone, che lei amava e che per tutti noi è "la sua canzone" che solo io le cantavo. "la nevicata del 56" di Mia Martini (era diventata la nostra cantante preferita, oggi saldata al ricordo di nonna...) riempiva la navata ammutolita, nel silenzio di quei cuori tutti sospesi e feriti. Tutti, per me, sparirono. Eravamo solo io e lei, no...non distesa in quel noce levigato, no...Ma li', seduta vicino alla finestra, coi capelli composti, in quell'azzurro bianco di nuvola, coi i suoi anelli tra le dita, e il suo sorriso. Solo cosi' trovai la voce, il coraggio, e sparirono il tremore e la paura...Cantai solo con lei, per lei, per noi.
Stamattina, cosa che non faccio mai, ho acceso la radio del telefonino. Selezione manuale e mi fermo sui 91.80 dell'unica stazione che si sentiva bene. "Radio Margherita solo musica italiana", che assomigliava tanto a "quella" musica italiana, quella di un sabato di qualche anno fa. E l'annunciatrice che dice "...oggi, sabato 23 giugno, per 'Un giorno insieme', le canzoni di Mia Martini".
Sto scrivendo mentre mia nonna mi ha fatto un buonissimo caffè.