martedì 23 ottobre 2007

La sedia di Marina

E' nel piccolo giardino della scuola materna che l’ho scoperto.
Ho scoperto che esiste un posto dove qualcuno insegna qualcun altro a pensare.
Una bimba e una adulta. Una scolaretta e una maestra.
Lei, la bimba, egiziana, coi capelli intrecciati in due file nere intorno al piccolo capo, cammina verso l’adulta, la maestra, sportiva, disinvolta, attentissima a tutto.
“A cosa devo pensare?” le dice quasi distrattamente la piccola Zaineb.
“A quello che e’ successo prima…”replica con paziente lentezza Marina, la maestra.
Con il suo grembiulino a quadretti gialli la bambina si allontana, camminando leggera sulla punte dei piedi, seguita dal mio sguardo incuriosito e interrogativo.
“Dove va?”
“A pensare…” mi sorride Marina
“Ma dove?”
“Nel luogo dove si pensa” risponde con naturalezza


(In quel giardino, tra scivoli colorati e altalene nell'erba, ogni luogo dove ci si possa sedere sembra diventare un "luogo per pensare". Zaineb, con zelo sembra prendere con molta serieta' quel compito: si siede sul piccolo davanzale della porta-finestra, accavalla i piedini protetti dalla scarpette rosse da ginnastica, fissa un punto lontano chissa' dove, e...pensa!)

Io sono incantata.
Se avessi un figlio o una figlia vorrei che a prendersi cura della sua educazione “scolastica” fosse una donna come Marina. Lontana dal cliché della maestra che dà i compiti alla lavagna, Marina punta su quell’altro aspetto del “compito”: il rispetto verso noi stessi, la condivisione, lo stare con gli altri.

“Ma perche’? Avete dei luoghi dove i bambini pensano…?” dico sorridendo (e pure divertita da questa cosa)
“Certo! – replica calma con la sua particolarissima erre – anche in classe abbiamo “la sedia per pensare”….”
“Eh?”
“Certo…Sopra c’e’ scritto…”IO – PENSO”….”

Stupita.
Rincuorata.
Fino a che ci saranno maestre come Marina che avranno voglia e fantasia per dare ai bambini di una scuola materna il senso del Pensiero, la sua importanza, la necessità di fermarsi “a pensare” anche quando si e’ “così piccoli”…mi fa sorridere, mi fa stare meglio e mi riempie di speranza!

sabato 20 ottobre 2007

Volete imbavagliare la liberta?

Il "bavaglio" è tratto dal blog di Beppegrillo

mercoledì 17 ottobre 2007

Direte che è l'età...



...con la regressione...si ridiventa bambini...Ecc...ecc..E cosi' si spiegherebbe questo disegnino rosa, che fa tanto "tre metri sopra il cielo", e cosi' fuori posto, perciò, nel blog di una 43enne...
Sbagliato!
Questa immagine, oggi per me Emblema, me l'ha spedita buenaonda per darmi una notizia meravigliosa!
Mi sto accingendo (mi ci vorra qualche mese di preparazione...)a passare da TIA LORI a PROTIA LORI. Non sara' solo una questione di forma...no...
Nel mio cuore e nella mia vita sta per fare il suo ingresso la piccola (Emma?J'espere que oui! Emma Carlotta, j'espere...)di un giovane uomo e di una giovane donna che amo moltissimo. Andrea e Virginie, cui auguro di vivere una lunga vita piena di sentimento, di calore e di dolcezza. E con tanti tanti amici a far loro compagnia.
Hanno fatto, Virginie e Andrea, la prima fotografia al frutto del loro amore e han scoperto che diventero' prozia di una - bellissima, ne sono certa - bambina. (Non avevo dubbi, cara Virginie, te lo avevo detto!)
E questa è per me una bella, davvero bella, notizia.
(Andrea, guarda che potrai insegnarle a giocare a calcetto, sai? Lei ti insegnera' chesso'...a suonare il pianoforte!O a scrivere di lei...).
Con Amore, (quasi pro)TIA LORI

sabato 13 ottobre 2007

Latte UNO per neonati.

Ha 34 anni, un viso ovale dal colore bruno, incorniciato da fili neri, i suoi capelli, nascosti dal foulard variopinto intorno alla testa. Orecchini piccoli, d'oro fin troppo chiaro per sembrare vero (o forse sono io troppo abituata alla bigiotteria di poco valore...). Le braccia tenute in avanti, a circondare un fagotto chiuso in una tela bianca, quasi fosse lei stessa completamente avvolta intorno ad esso. Con lei, in scala d'altezza, due ragazzini, magri, coi pantaloni piuttosto corti per le loro lunghe gambe di bimbi in crescita, occhi grandi scuri, ciglia lunghe come artigli neri, labbra carnose e disegnate, sembrava, con il miglior pastello vermiglio.
Mi aspettavo l'omino della bombola. Mi domandavo perche' non salisse, dopo aver suonato il citofono. Scendo, e davanti al cancello mi appaiono quella donna, il suo fagottino di pochi giorni, e i due ragazzini.
"Oddio, un zingara..." penso tra me e me, sconfortata dal fatto che mi chiedera' soldi che non posso e che non voglio darle, e arrabbiata perche' quando vedo i bambini, cosi' mal-trattati dalla vita, sto male. (i bambini sono esseri speciali che vanno rispettati sopra ogni cosa).
"Posso aiutarti?- le domando, aspettandomi la mano aperta e l'invito a mettervi dei soldi dentro...- Hai bisogno?" le domando con un fare piuttosto glaciale e severo.
"Ho bisogno, si...- e abbassa lo sguardo, e poi, quasi per vergogna, lo sposta prima in un punto lontano dai bimbi accanto a lei, e poi verso il suo seno, mentre la sua mano scosta la tela bianca, rivelando quel bimbo di pochi giorni, che dorme, ignaro di questo mondo penoso, tra il seno caldo di sua madre e il cullarlo del suo respiro.
"Qualcosa per lui...Del latte...Non ne ho piu...". Aggiunge, quasi sussurrando.
Del latte? Mi sta chiedendo del latte? Non soldi non soldi...ma latte per il suo bambino di si e no venti giorni..:!
I pensieri mi frullano in testa, cercando soluzioni immediate che non arrivano, per strappare quel momento e sostituirlo con i sorrisi felici di una famiglia giovane, che non ha nessun bisogno di elemosinare qualcosa da mangiare...
"Qualunque cosa possa fare per te sara' sempre poca cosa..Te ne rendi conto, vero? Non ti bastera' per sopravvivere con i tuoi figli, neanche se trovi chi ti da' un po' di pane, o del latte...Perche' non ti rivolgi..."
"Sono andata ai Servizi Sociali - mi anticipa veloce -... mi han detto che non possono fare niente per me..."
So che mi puo' mentire, so che potrebbe avere un sacco di soldi nascosti da qualche parte, ori, gioielli e tutti quei fantastici tesori che da sempre ho sentito raccontare sulla vita degli zingari. "Hanno un malloppo d'oro!" - "Usano i bambini, li rapiscono, per mandarli ad elemosinare!" - "Ti parlano e mentre lo fanno ti rubano la roba in borsa!"-...Cosi, ogni volta che vedo una zingara, istintivamente "proteggo" le miei proprieta', divento guardinga e sospettosa.
Tra noi c'è il cancelletto, che lei, malgrado fosse aperto, non ha provato neanche a varcare.
"Una mamma, di qualunque etnia, di fronte alla fame dei propri figli...non elemosinerebbe lo stesso casa per casa...?E questi bimbi, che colpa hanno per doversi umiliare cosi', ad assaggiare, come normale, i rifiuti di chissa quanti avranno gia' chiuso piu' volte la porta in faccia...
"Che tipo di latte ti serve?"
Me lo spiega con lentezza, avendo probabilmente capito che di latte per neonati non ne capisco molto...
"Tipo UNO, liquido, per primi giorni...".
Me lo ricordero'?
"Puoi ripassare...lunedi'?Ci vediamo...."sto per darle un appuntamento a dopodomani.
"Oggi non puoi...?- con gli occhi supplicanti -, domani i negozi sono chiusi...e io non ho piu' latte...".
"Ci vediamo li' a mezzogiorno.Aspettami..."
Vado di corsa, alle 12 meno cinque, in farmacia. Spiego alla farmacista che cosa mi serve, e poi, per non fare la parte della madre snaturata che compra il latte per il neonato ma non sa come spiegarsi, le dico a chi serve.
"Dev'essere quella che abbiamo cacciato via!", e lo dice con un sorriso storto, acido, e quasi soddisfatto di cio' che diceva la bocca, tanto che le domando: "Perche', cacciata? ha forse fatto qualcosa di male? Ha rubato qualcosa?" e m'aspetto un accenno in tal senso, cosa che avrebbe giustificato almeno in parte la smorfia e il ghigno di prima.
"Ntz...no...no..-dice piano, quasi sottovoce, quasi s'accorgesse solo in quel momento che in realta' non avrebbe trovato alcuna giustificazione alla "cacciata via" della donna e dei suoi bambini-...No, deve saperlo, no? Noi non diamo niente!". Sembra quasi orgogliosa nel dirlo.
Ho provato un senso profondo di disagio. Vergogna? Pudore? Anche tristezza...Per come l'animo umano si raggrinzisce di fronte alle abitudini, ai pregiudizi, alla paura. Per come quella donna, la farmacista, non avesse mostrato, neanche a parole, un cenno di compassione per quella che poteva esserle coetanea, e soprattutto per quei bambini, incolpevoli.INCOLPEVOLI.
"Quanto latte ha?"
"Non posso che dargliene due confezioni..."
"Bene, me le dia - dico perentoria - Passo oggi a prenderne altre cinque. Me le ordini, per favore" dico senza aspettare repliche.
"Ah, gliele pago subito."
Alza il sopracciglio. Non s'accorge dei miei pensieri, nascosti dietro gli occhiali scuri. Non la guardo non mi guarda. Mi vergogno per lei. Tanta la dignita' nel chiedere aiuto, quanta la vergogna nel negarlo...
Ho preso un po' di pizza. Sono andata all'appuntamento. Ho chiacchierato con Valentino, 7 anni, e Gianni, 11, sulla scuola, su chi di loro sarebbe stato piu' bravo ad insegnare alla loro madre a leggere e scrivere.
"Ho trentaquattro ani...- mi dice con quel suo parlare strano, quasi senza doppie - e non son buona di scrivere o legere...Ma loro son bravi. Le maestre me lo hanno deto...Io sono stanca...E mi vergogno di questa vita. Tu pensi che mi piace questo?"
"Dov'e' il loro padre..."
"In suo paese...A questo piu' piccolo non lo ha nemeno visto...Non lo ha riconosciuto..."
Li saluto, tutti e quattro, dando appuntamento a lei nel tardo pomeriggio, per darle le altre confezioni di latte.
Mi sento triste. Povera. Frustrata per cio' che non posso fare e che andrebbe fatto con priorita assoluta. Proteggere i bambini. Penso: sono bambini che stanno facendo l'elemosina. Sono bambini che stanno imparando a non avere nulla dalla vita, senno' la pieta di qualcuno...Sono bambini che impareranno che cos'e' l'invidia. Sono bambini che non hanno nessun vantaggio nell'essere bambini. Sono bambini che hanno fame. Di pane, di giochi, di compagnia, di famiglia. Di normalita.
A noi giornalisti hanno insegnato il codice deontologico che tutela i bambini. La protezione e la garanzia dell'anonimato,proteggerli dalle notizie infamanti che possono riguardare la loro famiglia...TUTELA.
E Valentino? E Gianni? E quel fagottino appena nato? Non sono bambini loro? Chi li tutela? Perche' l'angelo speciale per i bambini ha smesso di lavorare a tempo pieno?
C'e' qualcuno che possa aiutarmi ad aiutarli?
Si', perche' stamattina io aspettavo l'omino della bombola. Madre Teresa vedeva il Cristo in ogni misero che incontrava. Io, in questi incontri, ci vedo la forza di recuperare la Com-passione che ognuno di noi deve provare per il suo prossimo, che altri non e' che lui stesso.
E quando mi sono vista riflessa nei loro occhi...o in quelli della farmacista, non mi sono piaciuta per niente.

martedì 9 ottobre 2007

Le parole

Le parole spesso conducono un gioco tutto loro. Fanno assaporare la leggerezza di un desiderio del tutto inespresso, fanno canticchiare d'allegria un parte di noi chissa' in che cosa distratta, hanno una loro - mi dice la sconosciuta - Potenza, che io, nel mio lessico sfrontato, ho chiamato Potere. E' vero: potenza e' come una forza benvola, amica. Potere è maschera, non si sa che cosa rivelera', se distruzione o costruzione. Se morte o vita.
E le parole, oggi, mi han condotto per mano, una mano stretta attorno a quella di uno sconosciuto, che saluta con dignita, ironia, e senza esitazione, con dolore minuzioso, una "Bella Persona"...Anche queste sue parole, cosi' sommesse e cosi' cariche di pieta', cosi' umane e delicate, cosi' generose, sono entrate nella mia giornata. Di convissuto. Di quel dolore misto a malinconia che mi dice, ad esempio, che oggi era, sarebbe stato, il compleanno di nonnina. Che ironia della sorte, e' pure l'anniversario della dipartita di nonnino...Una vita, quella di nonna, a ricordare, semmai gli eventi l'avessero distratta, che ad ogni arrivo c'e' una partenza, ad ogni nascita un lutto...Cosi', quando, dal 65 in poi, arrivava il 9 ottobre in casa di nonna si stava a mezz'aria...sospesi tra l'evento gioioso da festeggiare, il suo compleanno, e l'evento luttuoso da commemorare, la morte di nonno, suo consorte.
Dopo qualche anno, almeno da quando i miei ricordi si fanno piu' nitidi, erano gli ultimi anni 70, la festa di compleanno ebbe il sopravvento. Ed io credo col benestare di nonno, che da qualche parte, finalmente, tirava pure un respiro di sollievo, perche', semmai gli fosse venuto un senso di colpa per essere morto nel giorno di compleanno di sua moglie, ora poteva stare nuovamente tranquillo!
Tempo di Parole. Cariche e inespresse. Ce le ho li', ma non sono ancora dette. Lasciate a decantare, come vino rosso ad ossigenarsi, in attesa di una bella bevuta..
Ma le parole non dette...sono gia' parole?

Buon compleanno, Scurilla.
Un abbraccio, nonno caro.
Vi amo sempre.

venerdì 5 ottobre 2007

Let's get loud...

...parte dal collo, poi scende attraversando le spalle, e arriva alle braccia, inarrestabili, mentre il bacino cerca punti circolari in avanti indietro di fianco, da un lato e poi dall'altro, da ferma o seduta, in piedi o mentre cammino, un ritmo, insolito e vibrante,dentro e fuori di me. Frenesia, armonia, suono, passo, cadenza, forte, piu' forte...LET'S GET LOUD...FANTASTICO BALLARE!

thanks J.LO!

[Chorus:]Let's get loud, let's get loud Turn the music up, let's do it C'mon people let's get loud Let's get loud Turn the music up to hear that sound Let's get loud, let's get loud Ain't nobody gotta tell ya What you gotta do If you wanna live your life Live it all the way and don't you waste it Every feelin' every beat Can be so very sweet you gotta taste it You gotta do it, you gotta do it your way You gotta prove it You gotta mean what you say Life's a party, make it hot Dance don't ever stop, whatever rhythm Every minute, every day Take them all the way you gotta live 'em ('cause I'm going to live my life)You gotta do it, you gotta do it your way You gotta prove it You gotta mean what you say You gotta do it, you gotta do it your way You gotta prove it You gotta mean what you say [Chorus:]Let's get loud, let's get loud Turn the music up to hear that sound Let's get loud, let's get loud Ain't nobody gotta tell you What you gotta do [Break]Life is meant to be big fun You're not hurtin' anyone Nobody loses Let the music make you freeBe what you wanna be Make no excuses You gotta do it, you gotta do it your way To gotta prove it You gotta mean what you say You gotta do it, you gotta do it your way You gotta prove it You gotta mean what you say [Chorus x2]