giovedì 4 agosto 2011

Lo specchio deformante

Cosa fosse la delusione non lo sapeva ancora. Per lei significava scoprire una verità che non assomigliava neanche un po' a quella che credeva fosse "la verità".


La verità intesa come un modello, quasi, un prototipo di comportamento al quale, nel bene e nel male, tutti aderiscono. Ci si incontra, ci si parla, ci si scambia parole, ci si da' e ci si prende, si ricevono affetto abbracci sorrisi.

Poi arrivano quelle che si credono "incomprensioni", ma anche quelle stanno lì, a puntinare il quadro della "verità", momenti necessari per superare se stessi e andare oltre. E migliorare. Poi c'è tempo per le riappacificazioni, per i chiarimenti. Questa era per lei la verità. Questo era ciò che credeva fino ad allora. Una sera, però, voltando lo sguardo in un modo forse mai imparato prima, quasi che l'occhio fosse un laser capace di sezionare trasversalmente anche i pensieri, decifrando ora il movimento altrimenti impercettibile dell'occhio, ora quella buffa piegolina al bordo delle labbra, decodificando così una persona, quella lì davanti a lei, come uno scanner fa con un'immagine inondata di pixel, ecco, proprio lì, in quel momento, l'elaboratore emotivo dentro di lei comincia a lanciarle risultati sorprendenti: dati impressionanti che le rimandavano ad un solo esito. S'era ingannata! Lei e la sua predisposizione all'accomodamento, lei e la sua tendenza a non indagare ("perche' - pensava - se problemi ci sono i problemi verranno esternati, no?"), lei e l'amarezza che, come goccia di fiele, le stava bucando lo stomaco in quel punto indefinito che sembra piccolissimo, dove riescono a starci, invece, un sacco di dolori. Ora ne aveva uno di più, che per star comodo s'era preso tutto lo spazio. "Ma con chi ho avuto a che fare fino ad oggi?" era la domanda che a formularla per intero le bloccava a metà il respiro e la faceva piangere. "Sono stata tutto il tempo osservata e giudicata, nel tentativo di mettere in luce le mie incapacità? E' tutto qui quello che ne ho avuto di questa storia bugiarda?" e come un rullino arrivato alla fine, continuava a rivedere la stessa scena di lei e la sua incredulità al tavolino di quel bar. In compagnia del turbinio dei pensieri che sembravano gonfiarle la testa andò a letto. E la notte non le diede una mano, anzi. Rimase sveglia a scomporre i dettagli di quell'amarezza cercando di rimetterli in un nuovo ordine, nel quale facessero meno male. Arrivò cosi il mattino.

Ed era sorprendentemente come tutte le altre mattine. E si accorse che quell'amarezza aveva soltanto definito un contorno all'infelicità che da sempre c'era. Ora aveva dovuto guardarla un po' di più negli occhi, sostando forzatamente su quello sguardo e quel mezzo sorriso, apparentemente mai visti prima. Ora doveva ricordare e non tornare più indietro. "Abbiamo gli occhi in direzione "AVANTI"...Non c'è scelta: è in AVANTI che dobbiamo andare".

(da Wikipedia. Lo specchio incarna una valenza negativa o positiva seconda i casi: in esso ci si perde e ci si riconosce, si scopre ciò che è fugace , si distingue il dissimile dal simile.