venerdì 22 giugno 2018

Il tuo caffé zuccherato


L’aria che vorticosamente gira nella stanza, trascinata dalle pale del ventilatore, si porta dietro ciò che trova.
Sto preparando la pappa per la mia piccina e il caffè per me. Ad un tratto, una folata di aria calda si mescola nei miei sensi e, tra brodo e caffe e quel caldo arrivato dritto dal fornello acceso, mi fa trasalire e mi ritrovo in spiaggia. 
Avrò cinque, forse sei anni. C’e’ un silenzio incredibile a quest’ora. Quasi tutti fanno la pennichella pomeridiana, e forse qualcuno s’e’ svegliato e senza fare rumore sta preparandosi il caffè, nel piccolo cucinino delle “baracche”.  Che sono delle casette di legno costruite a poche decine di metri dal mare. Qui  le chiamano baracche, anche se sono carine e confortevoli. Una accanto all’altra, che tra l’una e l’altra ci nascondevamo per giocare, a volte per fare la pipì, quando proprio ci scappava, e, quando eravamo un po’ piu’ grandicelli, per scambiarci qualche bacio furtivo…

A quest’ora c’e’ il rumore del mare che fa da sottofondo al silenzio che culla nel dopo pranzo, mentre qualcuna, sicuramente una nonna, sta già decidendo per la cena, e ha acceso il fuoco sotto al pentolone del sugo.
Entro di nascosto nel cucinino e vedo mia zia che gira piano piano il cucchiaino dello zucchero nella tazzina del caffè. 
Lo beve in silenzio e con la coda dell’occhio, da dietro la tazzina si accorge di me. 
“vieni” mi dice. 
Raccoglie lo zucchero rimasto in fondo alla tazzina, che ancora profuma di caffè, e me lo porge con un sorriso complice. 
“Sssh, non dire che ti ho dato il caffè, eh!”


E insieme usciamo dalla stanzetta. 
Fuori la luce del sole che si specchia nel mare, mi costringe a chiudere gli occhi, tanto è forte il chiarore. 
Li riapro, ora. 
Con un gesto lento, giro il cucchiaino dello zucchero nel mio caffe. 
Il ventilatore col suo ronzio ha compiuto un milione di giri, e mi ha riportato a quelle estati calde, di sole, di mare, di famiglia numerosa che nel dopo pranzo taceva, lasciando nell’aria i riverberi di grida di bambini, di ondate fragorose, di risate e abbracci. 
E con dolcezza sorrido al ricordo di quel sorriso complice.



@loredana bagnato 22.6.18

domenica 10 giugno 2018

VIDA MIA





In un altro tempo, dove la musica è voce e la voce è trasporto, dove il battito del cuore si misura con i respiri e lo sguardo non indugia altrove.

Il tango è il tempo che passa e non cambia il suo profumo.

Adriana Varela è la voce che trasporta ogni singola emozione. Innamorarsi è questione di istanti e respiri mancanti. Ritrovati.