domenica 17 gennaio 2010

Quell'uomo vestito di nero col cuore di piuma e ferro

Quante volte abbiamo incrociato quello sguardo, sbucato da un libro, da un manifesto...E' familiare a moltissimi, anche a coloro che poco o nulla sanno della sua vita. Anch'essi uniscono a questo volto il nome, Giovanni Bosco. Un nome che sa istintivamente di buono. Come il pane, come una minestra calda. Come un bicchiere di vino rosso. E' un santo, Giovanni Bosco, ma tutti lo ricordano circondato dai "suoi" ragazzi, strappati alla miseria della strada, dell'abbandono, cui egli e la sua opera, hanno saputo restituire alla dignita' e alla dimensione umana che spetta a tutti. Perchè Giovanni Bosco? Perche' anche io ero una di quelle persone che poco sanno.
Conoscevo Giovanni Bosco cosi' come so cantare "...dell'elmo di scipio s'è cinta la testa dov'è la vittoria le porga la chioma che schiava di Roma Iddio la creo' stringiamci a coorte siam pronti alla morte...", pur non avendo il sospetto di cio' che parola per parola voglia significare. Giovanni Bosco. Un maestro di vita, pensavo. Poi...


Poi è arrivato un copione, uno di quelli, di Fabrizio Frassa, che, volente o no, riescono sempre a smuovermi profonde emozioni.


"QUELL'UOMO VESTITO DI NERO", un Giovanni Bosco quasi inedito anche per coloro che già conoscono il santo, la sua opera caritatevole, il suo amore per
il prossimo, la sua tenace Fede. Giovanni Bosco figlio, fratello, fedele pieno di dubbi, uomo tenace, aspro come certi inverni del Monferrato, rispettoso d'una madre, Margherita, che ha sempre creduto in quel suo figlio "...così diverso dagli altri bambini dei Becchi...".


Fabrizio Frassa, pur con mille tormenti e dubbi, ha restituito, nel suo testo, non solo l'immagine (intatta) di un Santo, ma pure, e soprattutto, un Giovanni Bosco così irresistibilmente amabile, fraterno, osservato attraverso la grande falcata del passo, l'ondeggiante figura dalla tonaca lunga e nera, i capelli tirati indietro "se sta facendo qualcosa di importante", la risata fragorosa, il pianto e il tormento di un uomo "presente" alla sua vita, alla sua esistenza, al suo tempo.
La messa in scena dell'opera di Fabrizio Frassa è stata un susseguirsi di emozioni, di dubbi, ripensamenti, di crisi...Un'immersione nella consistenza della Fede, per ognuno di noi, anche di noi, dall'autore agli attori, costretti tutti al confronto con qualcosa davvero piu' grande di noi stessi, anzi, oltre noi stessi: l'atto di Fede piu' grande e sublime, l'esaltazione dell'uomo attraverso il sacrificio di uno. Uno solo.


LO SPETTACOLO

"Nell’indagine condotta sulla figura di Giovanni Bosco dietro suggerimento di due amici, inizialmente scoraggiato dalla immensa dimensione spirituale del personaggio, va alla ricerca di un’essenza più profonda, più intima che trasalga l’immagine stereotipata ed iconografica, “da cartolina”, l’idea un po’ astratta del “santo”.

Un’indagine sull’essenza umana, sui percorsi della sofferenza, della debolezza, del dubbio.
Punto cruciale del testo è il momento della crisi spirituale, immaginato arbitrariamente dall’autore come momento decisivo dell’ispirazione iniziale del prelato, impersonato da Francesco Procacci, dalla quale scaturisce la realizzazione di un’opera monumentale e universale di carità ed evangelizzazione; crisi dell’uomo che, di fronte all’orrore, alla tragedia, vive il proprio radicale smarrimento, la propria solitudine.


Momento scenico di notevole forza e intensità che sottintende la misteriosa scintilla dell’ispirazione, della “missione”, della “chiamata”: .
Invito supremo all’azione, alla condivisione diretta ed immediata di fronte alle sofferenze dell’uomo.

Lo stesso autore, impersonato da Livio Vaschetto, comprende infine l’esempio dell’”uomo-Giovanni Bosco” nell’invito a ricercare la verità nella dimensione assoluta delle cose, in un àmbito superiore che trascende la realtà stessa.


In scena “Mamma Margherita”, interpretata da Loredana Bagnato, figura emblematica che storicizza, datandola con precisione cronistica, l’intera vicenda, proiettando sull’intero testo la commovente dimensione poetica, profondamente umana e universale della madre."

“it.ART- SEZIONE TEATRO” presenta:
"QUELL’UOMO VESTITO DI NERO"
di Fabrizio Frassa
venerdì 29 gennaio 2010 ore 21.00
CHIESA SANTA MARIA ASSUNTA
Caselle Torinese (To)
LETTURA
Loredana bagnato
Francesco Procacci
Livio Vaschetto
MUSICHE
di Alessandro Umoret
SCENOGRAFIA
FrancaBattistella
LUCI E SUONI
Charlie Prandi
Tony Sabatucci
VOCI REGISTRATE
Donna: Barbara Vettorello
Giovannino: Luca Anadone
Partecipazione straordinaria della CORALE DI MAPPANO
Direttore: Enrica Baldi Borsello

REGIA
Fabrizio FRASSA