mercoledì 27 settembre 2023

La Metro per volare da te. 2019

Era diventato familiare. Un tragitto che non conoscevo e che, per una come me, che per secoli aveva un'idiosincrasia conclamata per gli spostamenti verso luoghi non familiari, al punto da soffrire di attacchi d'ansia e di panico, non ancora noti nè troppo discussi, per una come me, dicevo, quel tragitto rappresentava il viaggio verso le colonne d'Ercole...

Ma quattro anni fa, quasi sospinte dal vento, le mie gambe non hanno mai esitato: rapidamente, e con una leggerezza che non mi appartiene, ecco che quasi volavo! Uscivo dal lavoro, arrivavo a piedi a Porta Nuova, scendevo verso la Metro, direzione Bengasi, che fino ad allora rappresentava solo la Libia, e in 4 fermate arrivavo da lei. Era pomeriggio inoltrato, a volte già verso sera, quando alle mie spalle vedevo il brillio del sole ormai tramontato, che disegnava i contorni delle montagne, e davanti a me le prime ombre della notte che ora non mi incutevano alcun timore. Ero da poche settimane divenuta cittadina torinese, non sapevo ancora nulla dei confini di questa città, dei mezzi pubblici, delle fermate...Ma quel tratto di metropolitana, dalla sera del 12 settembre del 2019, era diventato casa. Alla fermata Carducci Molinette, ad aspettarmi tutte le sere c'era lei. Senza volerlo è riuscita ad insegnarmi un po' di orientamento, a me che mi perdo ovunque. Avrebbero potuto scrivere, tra le fermate: "Mammina". Per me era lei. E scendevo e risalivo con una sicurezza mai avuta prima. Le mie gambe si muovevano veloci, risalendo le scale, divorando a falcate il marciapiede (ricordo i lavori di restauro di un edificio che costringeva a passare sotto una specie di galleria, creata dall'impalcatura, dove facevo a zig zag tra gli altri pedoni...), e giungendo davanti all'ingresso dell'ospedale Molinette, via Genova, uno dei tanti di questo enorme edificio. Guardavo da fuori e ricreavo mentalmente il percorso da fare per giungere fino a lei. E individuavo quella che sembrava essere la finestra della sua stanza. Entrata, corridoio a destra, ascensore, 3° piano, 3° stanza a sx.

La porta era sempre socchiusa. Bussavo. Avanti! ...Sei arrivata? Ciao mammina mia, come stai?

Bene! Perché, mai, avresti voluto dire altro...

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