Con la testa senza pensieri, totalizzata completamente nel presente che mi aveva assorbita, risucchiata in un gorgo vorticoso di struggente dolore e poesia, ero diventata orfana. L'ormeggio cui la mia barca approdava, ogni qualvolta ne avessi sentito l'esigenza o per un suo stesso richiamo, era scivolato via, silenziosamente accompagnato dalle canzoni che, fino a qualche decina di ore prima, animavano l'intero molo e le nostre serate.
Non in un corteo funebre, ma nella dolorosa bellezza della poesia, mai vista nè vissuta prima: il suo bel profilo stagliato nella flebile luce della camera, la musica sussurrata accanto al suo cuscino, su cui avevo poggiato anche io il mio capo, per aspettare con lei, sul molo, la partenza, erano un punto di vista inedito e struggente, l'addio che mai avrei potuto immaginare prima.
Mai.
Ora eravamo lì, in attesa.
Ed è lì che la tua mano ha lasciato dolcemente la mia, o la mia la tua, per scivolare leggera, come un soffio di vento, in quell'ultimo sottile respiro. Un sipario incredulo e attonito si è srotolato nel silenzio e il mondo ha spento la luce.
19.10.24
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